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Quella guerra è diventata ormai un vero e proprio business!!!

Già… come avevo riportato a suo tempo per quanto concerneva la pandemia, oggi la guerra in corso in Ucraina, è divenuta una nuova opportunità di business. 

In particolare le organizzazioni criminali mondiali sempre più connesse tra loro, guardano in maniera attiva su quanto accade al di fuori dei loro confini prima locali e poi nazionali…

L’interesse è dove vi sono guerre, siano esse nel vecchio continente che in Africa o sud America…

Non vi sono confini che tengano… l’importante è essere presenti,  investendo in quei conflitti per restare collegati a quei traffici di droga e di armi, ma non solo, vi è anche lo sfruttamento di quei poveri migranti che tentano di scappare da quelle terre violenti, cui si sommano ahimè il sequestro di moltissime ragazzine destinate alla prostituzione…

Ma le mafie non si limitano solo a quello, investono in quei paesi corrotti nello smaltimento di rifiuti tossici, nell’utilizzo di manodopera anche di bambini per la realizzazione di prodotti contraffatti, ed ancora, al ricorso e l traffico di risorse finanziarie come le cripto valute…

Ed infine la circostanza per cui le nostre mafie sono specializzate: il riciclaggio di denaro sporco, che viene reinvestito nel nostro paese, attraverso attività commerciali, imprese di costruzioni, ristorazione, supermercati, alberghi e villaggi turistici, perché dietro quelle mafie vi sono veri e propri professionisti dediti al malaffare, soggetti capaci di infiltrarsi all’interno di quel mondo politico e istituzionale, sfruttando le debolezze umane di quegli individui compiacenti e utilizzando per i loro scopi, amministratori “prestanome” dal pedigree limpido, legati al mondo della finanza e dell’imprenditoria. 

Le mafie sono come un virus, diffondono quella loro pandemia in tutti quegli organismi statali e non adattandosi ai cambiamenti sociali, senza l’uso di dover incidere con atti violenti palesi, ma integrandosi nella società e sfruttando tutte le possibilità che gli vengono offerte, già… in tutti i paese del mondo in cui essa si trovi ad operare!!!

Che vi sia di fatto una forma di infiltrazione massonica nelle organizzazioni criminali è certo, ma soprattutto è quanto si ottenuto da una pluralità di risultanze che vanno dalle audizioni alle acquisizioni documentali… 

Sì è visto più volte come il tema del rapporto tra mafia e massoneria, soprattutto in Sicilia e Calabria, affiori in modo ricorrente in molte inchieste giudiziarie, con una intensificazione nei tempi più recenti, sia in connessione con vicende criminali tipicamente mafiose, sia con vicende legate a fenomeni di condizionamento dell’azione dei pubblici poteri a sfondo di corruzione.
In tale prospettiva, si è accertato come vi sia stato un vero e proprio cambiamento nelle attività mafiose, in particolare sul loro nuovo modo di agire totalmente diverso dal periodo corleonese, difatti l’ordine demandato da parte della “Commissione mafiosa” è quello di utilizzare modalità più collusive/corruttive e quindi meno violente, ma che si dimostrano certamente più inclusive di una pluralità di soggetti all’interno della gestione degli affari, attraverso accordi di cui si fa garante il consenso e le relazioni di cui gode e a cui conferisce forza per il tramite della propria “riserva di capitaleâ€.
Di tali accordi corruttivi in cui sono presenti esponenti mafiosi si rinviene traccia ormai in tutte le indagini dei nuovi affiliati, in cui si è visto sono confluiti soggetti dell’impresa, della politica, dell’amministrazione e ovviamente di quelle famiglie legate alle organizzazioni mafiose.

E’ evidente come le infiltrazioni mafiose all’interno di quelle logge massoniche servano a essa per interloquire con molti soggetti istituzionali coinvolti nella politiche e nella gestione degli interessi territoriali in Sicilia e Calabria. 

In tal senso si può affermare che l’associazione mafiosa controlla gestisce e soprattutto verifica quanto accade nel territorio, in particolare regola i rapporti solidaristici volti all’acquisizione del consenso degli associati e della società civile. 
L’imprenditoria, ad esempio, non è più vessata dall’imposizione del pizzo ma viceversa riceve ora un sostegno economico in cambio della titolarità di un parte delle quote di quelle imprese ed è grazie a questo solidale accordo che oggi vediamo molte imprese crescere il proprio volume d’affari a dismisura, merito di quei vantaggi ottenuti nella contrattazione con la pubblica amministrazione, mi riferisco ai numerosi appalti aggiudicati, meccanismi che di fatto finiscono per avvantaggiare e rafforzare non solo l’impresa “affiliata” ma soprattutto quell’associazione mafiosa. 

D’altronde basti osservare a riguardo i numerosi procedimenti penali sui condizionamenti degli appalti dove si evince, ancora una volta, l’assoggettamento dei pubblici interessi a quelli di cosa nostra ed ovviamente del suo capo (da anni latitante e soprattutto vivo, a differenza di quanti tentano di smentire costantemente con notizie fuorvianti…) Matteo Messina Denaro, che dimostra essere ancora al centro di tutte le dinamiche mafiose non solo della  Provincia di Trapani, ma di tutta la Sicilia!!!

Bisogna ripartire quindi dai numeri… dalla crescita esponenziale che certe società hanno avuto in questi anni, riesaminare i loro referenti, la maggior parte di essi vere e proprie “teste di legno” di quel sistema criminale e corrotto, osservare il potere economico raggiunto in pochi anni attraverso attività di sperequazione che hanno portato di fatto a raggiungere livelli non possibili – in così breve tempo – attraverso il semplice lavoro onesto… 
Si sa come hanno fatto, non ci vuole mica un genio per capirlo e debbo dire che mi consola sapere che da cittadino anche altri sanno di quella notevole crescita e sono gli stessi che provano ogni giorno a contrastarne le attività di quel sistema criminale ed illegale…
Ma d’altronde è solo questione di tempo: la mannaia della giustizia arriva per tutti, chi prima e chi dopo, ma tutti alla fine, fanno la stessa fine!!!

L’unica differenza con quelli francesi è il colore… dal giallo all’arancione!!!
A protestare sono gli agricoltori della Puglia, in particolare i rappresentanti delle organizzazioni di categoria Cia, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative, Agci, che ieri sono per le strade di Bari in segno di protesta, indossando i “gilet” arancioni’ e dichiarando lo stato di agitazione…
I problemi sono quelli a difesa del settore, tra cui i danni provocati dalle gelate, l’emergenza xylella e la gestione delle misure del programma di sviluppo rurale…
I rappresentanti pugliesi del mondo rurale, hanno scelto per la protesta d’indossare dei gilet simili a quelli gialli utilizzati per le proteste in Francia, come simbolo della lotta a difesa del settore…
Per il momento non si tratta di una vera e propria occupazione, sono lì in attesa di risposte dal Ministero e fintanto che non le riceveranno, resteranno in piazza…
Il motivo d’aver scelto il colore arancione è da ricercarsi con l’uso che solitamente si ha nei casi di allerta meteo e proprio l’agricoltura – non solo quella pugliese – soffre più di altre categorie i cambiamenti climatici, ma soprattutto evidenzia un territorio disastrato che non garantisce, non solo alcuna salvaguardia per i cittadini, ma crea gravi alle infrastrutture pubbliche (strade, linee ferroviarie, elettriche, sistema idrico) a cui sommano ingenti danni a tutte quelle attività economiche e produttive, per un settore quello dell’agricoltura, trainante dell’economia di quella regione…
Certo siamo soltanto all’inizio e per fortuna la contestazione risulta essere contenuta…
Ma come la storia insegna, vi sono delle circostanze “anomale” che si sa come iniziano, ma non si sa mai come finiscono!!!
Speriamo che questa, non sia una di quelle…

“Gentilissima” Professoressa,

uso le virgolette perché le ha usato lei nello scrivermi, non so se per sottolineare qualcosa e “pentito” mi dichiaro dispiaciutissimo per il disappunto che ho causato agli studenti del suo liceo per la mia mancata presenza all’incontro di Venerdì 24 gennaio.
Intanto vorrei assicurarla che non mi sono affatto trincerato dietro un compiacente centralino telefonico (suppongo quello della Procura di Marsala) non foss’altro perché a quell’epoca ero stato già applicato per quasi tutta la settimana alla Procura della Repubblica presso il Trib. di Palermo, ove poi da pochi giorni mi sono definitivamente insediato come Procuratore Aggiunto.
Se le sue telefonate sono state dirette a Marsala non mi meraviglio che non mi abbia mai trovato. Comunque il mio numero di telefono presso la Procura di Palermo è 091/***963, utenza alla quale rispondo direttamente. 
Se ben ricordo, inoltre, in quei giorni mi sono recato per ben due volte a Roma nella stessa settimana e, nell’intervallo, mi sono trattenuto ad Agrigento per le indagini conseguenti alla faida mafiosa di Palma di Montechiaro.
Ricordo sicuramente che nel gennaio scorso il dr. Vento del Pungolo di Trapani mi parlò della vostra iniziativa per assicurarsi la mia disponibilità, che diedi in linea di massima, pur rappresentandogli le tragiche condizioni di lavoro che mi affligevano. 
Mi preanunciò che sarei stato contattato da un Preside del quale mi fece anche il nome, che non ricordo, e da allora non ho più sentito nessuno.
Il 24 gennaio poi, essendo ritornato ad Agrigento, colà qualcuno mi disse di aver sentito alla radio che quel giorno ero a Padova e mi domandò quale mezzo avessi usato per rientrare in Sicilia tanto repentinamente. 
Capii che era stato “comunque” preannunciata la mia presenza al Vostro convegno, ma mi creda non ebbi proprio il tempo di dolermene perché i miei impegni sono tanti e così incalzanti che raramente ci si può occupare di altro.
Spero che la prossima volta Lei sarà così gentile da contattarmi personalmente e non affidarsi ad intermediari di sorta o a telefoni sbagliati..
Oggi non è certo il giorno più adatto per risponderle perché frattanto la mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho tempo da dedicare neanche ai miei figli, che vedo raramente perché dormono quando esco da casa ed al mio rientro, quasi sempre in ore notturne, li trovo
nuovamente addormentati.
Ma è la prima domenica, dopo almeno tre mesi, che mi sono imposto di non lavorare e non ho difficoltà a rispondere, però in modo telegrafico, alle Sue domande.
1) Sono diventato giudice perché nutrivo grandissima passione per il diritto civile ed entrai in magistratura con l’idea di diventare un civilista, dedito alle ricerche giuridiche e sollevato dalle necessità di inseguire i compensi dei clienti. 
La magistratura mi appariva la carriera per me più percorribili per dar sfogo al mio desiderio di ricerca giuridica, non appagabile con la carriera universitaria per la quale occorrevano tempo e santi in paradiso.
Fui fortunato e divenni magistrato nove mesi dopo la laurea (1964) e fino al 1980 mi occupai soprattutto di cause civili, cui dedicavo il meglio di me stesso. 
E’ vero che nel 1975 per rientrare a Palermo, ove ha sempre vissuto la mia famiglia, ero approdato all’Ufficio Istruzione Processi Penali, ma otteni l’applicazione, anche se saltuaria, ad una sezione civile e continuai a dedicarmi soprattutto alle problematiche dei diritti reali, delle dispute legali, delle divisioni erediatarie etc.

Il 4 maggio 1980 uccisero il Capitano Emanuele Basile ed il Comm. Chinnici volle che mi occupassi io dell’istruzione del relativo procedimento. 

Nel mio stesso ufficio frattanto era approdato, provenendo anche egli dal civile, il mio amico di infanzia Giovani Falcone e sin dall’ora capii che il mio lavoro doveva essere un altro.
Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso. 
I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma se amavo questa terra di essi dovevo esclusivamente occuparmi.
Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressocchè esclusivamente di criminalità mafiosa. 
E sono ottimista perché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarantanni. 
Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.
2) La DIA è un organismo investigativo formato da elementi dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza e la sua istituzione si propone di realizzare il coordinamento fra queste tre strutture investigative, che fino ad ora, con lodevoli ma scarse eccezioni, hanno agito senza assicurare
un reciproco scambio di informazioni ed una auspicabile, razionale divisione dei compiti loro istituzionalmente affidati in modo promiscuo e non codificato.
La DNA invece è una nuova struttura giuridica che tende ad assicurare soprattutto una circolazione delle informazioni fra i vari organi del Pubblico Ministero distribuiti tra le numerose circoscrizioni territoriali.
Sino ad ora questi organi hanno agito in assoluta indipendenza ed autonomia l’uno dall’altro (indipendenza ed autonomia che rimangono nonostante la nuova figura del Superprocuratore) ma anche in condizioni di piena separazione, ignorando nella maggior parte dei casi il lavoro e le risultanze investigative e processuali degli altri organi anche confinanti, e senza che vi fosse una struttura sovrapposta delegata ad assicurare il necessario coordinamento e ad intervenire tempestivamente con propri mezzi e proprio personale giudiziario nel caso in cui se ne ravvisi la necessità.
3) La mafia (Cosa Nostra) è una organizzazione criminale, unitaria e verticisticamente strutturata, che si contraddistingue da ogni altra per la sua caratteristica di “territorialità”. 
Essa e suddivisa in “famiglie”, collegate tra loro per la comune dipendenza da una direzione comune (Cupola), che tendono ad esercitare sul territorio la stessa sovranità che su esso esercita, deve esercitare, legittimamente, lo Stato.
Ciò comporta che Cosa Nostra tende ad appropriarsi delle ricchezze che si producono o affluiscono sul territorio principalmente con l’imposizione di tangenti (paragonabili alle esazioni fiscali dello Stato) e con l’accaparramento degli appalti pubblici, fornendo nel contempo una serie di servizi apparenti rassembrabili a quelli di giustizia, ordine pubblico, lavoro etc, che dovrebbero essere forniti esclusivamente dallo Stato. 
E’ naturalmente una fornitura apparente perché a somma algebrica zero, nel senso che ogni esigenza di giustizia è soddisfatta dalla mafia mediante una corrispondente ingiustizia. Nel senso che la tutela dalle altre forme di criminalità (storicamente soprattutto dal terrorismo) è fornita attraverso l’imposizione di altra e più grave forma di criminalità. 
Nel senso che il lavoro è assicurato a taluni (pochi) togliendolo ad altri (molti).
La produzione ed il commercio della droga, che pur hanno fornito Cosa Nostra di mezzi economici prima impensabili, sono accidenti di questo sistema criminale e non necessari alla sua perpetuazione.
Il conflitto inevitabile con lo Stato, con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza (hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni) è risolto condizionando lo Stato dall’interno, cioè con le infiltrazioni negli organi pubblici che tendono a condizionare la volontà di questi perché venga
indirizzata verso il soddisfacimento degli interessi mafiosi e non di quelli di tutta la comunità sociale.

 Alle altre organizzazioni criminali di tipo mafioso (camorra, “ndrangheta”, Sacra Corona Unita etc.) difetta la caratteristica della unitarietà ed esclusività.

Sono organizzazioni criminali che agiscono con le stesse caratteristiche di sopraffazione e violenza di Cosa Nostra. ma non hanno l’organizzazione verticistica ed unitaria. 
Usufruiscono inoltre in forma minore del “consenso” di cui Cosa Nostra si avvale per accreditarsi come istituzione alternativa allo Stato, che tuttavia con gli organi di questo tende a confondersi.
C’è qualcosa che non riesco a comprendere…
Tento di ricapitolare quanto accaduto in questi mesi…
Di sicuro c’è un mare… ci sono degli Stati interessati… come l’Italia, ci sono altri Stati a cui non interessa restare coinvolti con il problema degli immigrati (Malta e Tunisia), c’è poi uno Stato… la Libia, da cui salpano quei disperati migranti, seguono le nostre forze militari e per ultime… (ma non certo per importanza…) vi sono le organizzazioni umanitarie….
Mi chiedevo ieri, in quali modi queste organizzazioni si sostengono???
Considerato che per effettuare tutti quei numerosi salvataggi, si hanno necessità di grosse somme di denaro, dove prendono queste Ong tali somme, per pagare quei costi?
Perché percorrere quasi 200 miglia, per raccogliere coloro che stanno fuggendo da quei loro paesi di provenienza, quando li si potrebbe attendere vicino alle nostre acque territoriali???
Se esaminiamo ad esempio le sole spese sostenute (che d’altronde conosciamo perfettamente) della nostra marina militare, potremmo comprendere per equivalenza, la disponibilità finanziaria, che occorrerebbe a queste Ong, per sostenersi…
Ed allora, allontaniamo per un momento qualsivoglia preconcetto di collaborazione tra scafisti e Ong, prendiamo ad esaminare esclusivamente i dati e cerchiamo di comprendere cosa sta accadendo e cosa si sta facendo, per limitare quel traffico di esseri umani…
Partiamo innanzitutto da alcune considerazioni;
Salvare vite umane, significa individuare tutte quelle imbarcazioni che stanno trasportando (illegalmente…) quei migranti verso il nostro paese…
Come ben sapete, molte di queste organizzazioni operano in acque non territoriali, cioè di fatto internazionali, ed è per questo motivo, che il nostro Stato non può intervenire…
Le stesse organizzazioni inoltre(è stato dimostrato), si spingerebbero frequentemente entro le acque territoriali dello stato libico, quasi fin sotto le proprie coste e questa circostanza determina alcune semplici domande…
Perché li si va a prendere fin laggiù, per accompagnarli all’interno delle nostre acque territoriali???
Sembra quasi che queste organizzazioni, siano esattamente a conoscenza delle coordinate ove si troveranno quei gommoni dei migranti in quei giorni prestabiliti; d’altronde molte di queste imbarcazioni di salvataggio, essendo provviste delle più recenti tecnologie satellitari, sono capaci di comprendere, in quale parte del mare, stanno per giungere quei gommoni…
Inoltre, per molti di essi è emerso che durante quei salvataggi, chiudono i propri transponder, per non far individuare a nessuno la propria posizione, riaccendendoli successivamente, solo dopo aver raccolto le barche dei migranti… 
Era difatti abitudine, alcuni anni fa, di chiamare i soccorsi tramite i telefoni satellitare… ora questa consuetudine è del tutto sparita, di contro, gli interventi compiuti da queste Ong, sono aumentati del 50%… 
Oltre a ciò, sembrerebbe che il numero degli incidenti sia sceso in maniera progressiva e ciò è dovuto principalmente da quando… sono intervenute le navi di soccorso delle Ong, le quali “stranamente” però, non inviano per tempo, ne le proprie posizioni, ne quelle relative i luoghi di recupero…
E’ naturale che questa criptica situazione è divenuta, per tutti quei migranti, quasi una forma di assicurazione, che fa sì da indurre molti di loro, a intraprendere quella traversata, non più vista come pericolosa, ma  bensì agevolata, grazie a queste organizzazioni umanitaria, che garantiscono con la loro presenza, la certezza che tutto andrà per il meglio e senza intoppi…
Qualcosa sta certamente sfuggendo e forse quanto compiuto dalla nostra Procura etnea (l’unica che ha competenza giuridica su quel tratto di mare), ha messo in evidenza il reale problema, che è quello di scoprire quali intenzioni ha… chi sta dietro queste Ong, verificando  se dietro quelle azione umanitaria, non si celi come sempre quella vera motivazione, cioè il profitto…
Così facendo infatti, si è data all’opinione pubblica l’impressione che, con quei modi di operare all’interno delle acque territoriali libiche, queste Ong, stiano incoraggiano sempre più, quel traffico di esseri umani verso il nostro paese… certi ormai, di poter attraversare (in tutti i sensi), wuel mare ora “sicuro“!!! 
Per cui tralasciando il polverone politico, le critiche compiute, le interrogazioni formulate e tutte quelle discussioni sterili e inconcludenti riportate dalla maggior parte dei media, ciò che nessuno vuole comprendere è che prima di tutto… non vi è il salvataggio delle vite umane (come molti ipocritamente vanno dichiarando…), ma ciò che conta è il contrasto a quel sistema criminale, che fa in modo (per ogni viaggio), di creare un business milionario… sulla vita di quei poveri disperati!!!
Voler intervenire a monte del problema (facendo in modo da scoraggiare quegli stessi migranti, obbligandoli ove possibile, a farli restare in Libia), significherà non soltanto eliminare il problema dell’immigrazione, ma contrastarne quel sistema finanziario e criminale, che tenta sotto la parvenza di assistenza e soccorso, di poter beneficiare di una parte consistente dei fondi stanziati (circa 2,5 miliardi di euro) dalla Comunità Europea, di cui la fetta più rilevante (strano a dirlo…), è proprio riservata al nostro paese!!!