Posts contrassegnato dai tag ‘nomi e cognomi’

Se pur lontano dalla mia Sicilia, mi piace leggere quotidianamente degli articoli sul web che parlano della mia terra, in particolare quando i post vengono scritti da giornalisti bravi che meritano di esser posti in evidenza, come ad esempio nel caso specifico questo riportato di seguito, redatto dalla giornalista Laura Di Stefano. 
La macchina della giustizia non si ferma mai. 

Uno stop lo hanno subito solo i processi già incardinati: le udienze infatti riprenderanno a pieno regime a settembre dopo il fermo agostano. Nel calendario di questo autunno giudiziario, che si annuncia caldissimo per tanti motivi, c’è una postilla da mettere in premessa. E cioè il cambio nella guida alla procura. Carmelo Zuccaro, infatti, è stato nominato dal Csm nuovo Pg e il 15 settembre si insedierà al posto del facente funzioni Carlo Caponcello destinato alla Procura generale di Messina. Cambio di testimone che potrebbe avere degli effetti nel sistema organizzativo del lavoro. Ma tornando alla materia prima del Palazzo di giustizia, sono diversi i processi da “segnare†negli ultimi fogli dell’agenda 2023.

Colletti bianchi al bivio

I protagonisti che catalizzano l’attenzione sono i colletti bianchi, alcuni anche per il ruolo istituzionale che rivestono tutt’ora. 

Partiamo dai catanesi che sono nello scacchiere della giunta regionale a Palermo. Il 26 settembre è la data fissata per l’apertura del processo sullo scandalo nella Società Interporti Siciliani per induzione indebita a dare e promettere utilità che vede imputati Marco Falcone e Gaetano Armao, rispettivamente attuale ed ex assessore regionale all’Economia. Con loro alcuni mesi fa sono stati rinviati a giudizio l’ex deputato Ars Nino D’Asero, l’ex amministratore Sis Rosario Torrisi Rigano, l’ex segretario di Falcone Giuseppe Li Volti, la dipendente della Sis Cristina Sangiorgi. Con l’accusa di corruzione Salvatore Luigi Cozza. Le difese di tutti gli imputati sono convinti che dimostreranno nel dibattimento l’infondatezza della ricostruzione accusatoria. Sono due i processi per corruzione elettorale che sta affrontando il vicepresidente della Regione Siciliana, Luca Sammartino: il primo è frutto di un’indagine della Digos (nella prossima udienza è previsto il proseguimento dell’esame di un esponente della polizia giudiziaria) e il secondo invece è figlio di un troncone dell’inchiesta Report del Gico della guardia di finanza sulle regionali 2017 (è imputato assieme a un gregario dei Laudani Lucio Brancato). Il politico ha sempre dichiarato – anche in aula – la correttezza del suo operato nell’attività politica fin dal primo giorno in cui ha deciso di scendere in campo.

Da Palazzo d’Orleans a Palazzo degli Elefanti. Il neo vicepresidente del consiglio comunale Riccardo Pellegrino tra qualche mese conoscerà l’epilogo del lungo processo che lo vede accusato di corruzione elettorale assieme (per citarne alcuni) Ascenzio Maesano e Biagio Susinni, rispettivamente ex sindaci di Aci Catena e Mascali. La procura ha chiesto per il consigliere azzurro – sicuro di uscirne con un’assoluzione piena – una condanna a tre anni. Nella prossima udienza in programma ci saranno le ultime arringhe difensive.

Rimanendo nella cerchia dei politici (anche ex) c’è molta attesa di conoscere l’esito dell’udienza preliminare fissata per il 7 settembre sull’operazione sui progetti sanitari e sul posto da direttore amministrativo all’Ordine dei Medici di Catania. I reati ipotizzati a vario titolo sono corruzione e turbativa d’asta. La pm Alessandra Tasciotti ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 persone, tra cui gli ex assessori regionali Antonio Scavone e Ruggero Razza e il potenziale candidato sindaco Pippo Arcidiacono. I registi del sistema scoperchiato dagli investigatori sono Aldo Missale e il dentista Ezio Campagna, che sta andando verso il patteggiamento.

Prosegue a ritmi lentissimi invece il processo sugli appalti per l’accoglienza dei migranti al Cara di Mineo, che vede coinvolto il deputato nazionale Giuseppe Castiglione. Il dibattimento è in pieno svolgimento con un’udienza fissata i primi di novembre.

Va a vele spiegate invece il processo Università Bandita. A Bicocca ricominceranno le udienze sulla concorsopoli accademica che vede tra gli imputati gli ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro, ma anche l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco (che ha da affrontare anche il processo per il falso in bilancio al Comune).

E dopo cinque anni e mezzo potrebbe concludersi entro il 2023 il processo di primo grado a carico dell’imprenditore ed editore Mario Ciancio Sanfilippo (la prima udienza fu a marzo 2018) accusato di concorso esterno. In scaletta a fine settembre l’arringa della difesa cominciata prima del break estivo.

Come diceva Toto’ in quel film “I soliti Ignoti”: Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi. Voi, al massimo, potete andare a lavorare!

Ed allora che fare… lavoriamo!!!

Ho ricevuto in questi giorni – in qualità di delegato dell’Associazione di legalità “Emanuele Piazza” – una comunicazione a mezzo mail, nella quale venivo informato di fatti e circostanze gravi che pur essendo segnalate a chi di dovere, sono state insolitamente da quest’ultimi occultate o forse dovrei credere che a causa dei nomi riportati si è preferito tralasciare ed anche perché considerata la struttura coinvolta è meglio proteggerla a tutti i costi, per tutta una serie di ragioni che vanno dall’aspetto sociale alla politica, dall’economia alla finanza… 

Purtroppo il materiale ricevuto, se pur trasmesso in formato “zip”, è parecchio voluminoso ed ho quindi necessità, oltre che di stamparlo, di verificarne il contenuto…
D’alronde prima di rivelarlo a Voi (miei cari lettori), dovrò confrontarmi con chi abitualmente tratta ma soprattutto fronteggia eguali circostanze… 

Per cui, ringrazio l’autore della segnalazione e posso sin d’ora promettere ad egli (C.C.) che non mi fermerò, se non prima d’aver raggiunto l’obiettivo e cioè quello di far emergere quanto coraggiosamente riportato, per dar compimento a questa solitaria richiesta d’aiuto…

Se può consolare, ricordo una frase di un poema che diceva: “Nessuno è solo, finché di notte, anche lontano, ha chi non dorme per pensare a lui…”. 

Facendo seguito su quanto riportato nei giorni precedenti, concludo il racconto del pentito Virgiglio sulla massoneria peloritana:  

L’iniziazione come le attività criminali e la morte profana. Il Virgiglio s’inerpica anche sui riti che afferiscono l’ingresso in questa “loggia copertaâ€. «Per fare una sintesi, voi lo sapete meglio di me, ma tutto ci si lega, in questi sistemi, ad una forma di giuramento, ma non è un giuramento come lo si pensa, è una forma di timore, perché nella ritualità si dice… si viene prima bendati, poi si toglie la benda, dopo due ore di riflessione e gli si dice: “tutti quelli che ora sono bendati, ti hanno conosciuto, ora tu ti bendi e loro tolgono le buffe, e sappi che loro daranno la loro vita per proteggerti, aiutarti ed esserti fratello, allo stesso modo diventeranno cattivi contro di teâ€. 

Quindi è quella forma… un po’ diciamo è come quel senso d’iniziazione che viene fatta nelle attività criminali, ok? Quando c’è il santino che si brucia, alla fine è questo, se sbagli… e la massoneria aveva lo stesso sistema». Virgiglio sottolinea come Vibo Valentia fosse una delle logge più pesanti, «una che ha il rito più antico, integralista», la cosiddetta “morte profanaâ€. Che cos’è? Sentite il pentito: «Viene fatta in un gabinetto di riflessione dove tu rimani seminudo per diverse ore, come lo stesso era quello che facevamo a San Marino con ugilini… addirittura lì sì… avevano la facoltà di farli morire al mondo profano nella rocca di San Leo, sono le massonerie più integraliste, rispetto al Goi, che il Goi invece è una struttura per lo più economica, basti pensare che un gran maestro arriva a prendere anche 20mila euro al mese».

La nascita dei Templari in Calabria e il fee nella residenza di Gelli. Il pentito Virgiglio prosegue il suo racconto citando il medico Franco Labate, il quale avrebbe avuto un ruolo importante per la nascita dei Templari in Calabria, i “Poveri cavalieri di Cristoâ€,, di cui Labate era gran maestro a livello centrale. Virgiglio racconta come Labate «aveva ricevuto, quando quasi morante, diciamo, un fee di ingresso a Villa Wanda dal vecchio defunto Peppino Piromalli, tramite il nipote di Piromalli, Luigi Sorridente». I pm chiedono se Villa Wanda sia la residenza di Licio Gelli, la risposta è positiva.

Gelli non ha mai smesso. Nemmeno da morto. «Gelli – spiega il pentito – non ha mai smesso, neanche oggi ha mai smesso, con tutto che è morto, di gestire una bella parte di potere occulto del nostro bel paese, al di là di quelle che sono le pubblicità che si dicono in giro. Al di là della P2, quando questo Franco Labate scalpitava, era sponsorizzato anche dai Barbaro della costa jonica, tra le altre cose, scalpitava per entrare in questo sistema di potere. Lui (Labate, ndr) era intimo amico di Nino Molè, perché lo curava, era intimo amico di Peppino Piromalli perché lo curava, era intimo amico di questi Barbaro perché lo curavano, al “Circolo velico†si muoveva beneâ€Â». Il riferimento è al circolo velico che il pentito definisce «quello del medico, del dermatologo Colella». L’ambizione di Labate era enorme: «Voleva prendere il posto di Gelli».

Le mire sul Vaticano. Sembra quasi incredibile, ma Labate riesce ad ottenere l’incontro con Gelli, sempre tramite Luigi Sorridente, e il “venerabileâ€, racconta Virgiglio, dice: “Sì, facciamo questo… dobbiamo arrivare al Vaticanoâ€. Era il periodo in cui Giovanni Paolo II stava per terminare la sua vita terrena. «Dice: “Arriviamo al Vaticano perché una volta che arriviamo al Vaticano legalizziamo tante cose che loro volevano…». Anche qui una pagina di omissis infarcita di nomi e circostanze. Di certo c’è che quel progetto di far entrare all’interno della Chiesa quell’ordine dei Templari, riesce perfettamente.

Gli obiettivi della ‘ndrangheta. Ma cosa volevano le cosche in tutto ciò, partendo dal ruolo di Sorridente e poi da quello dei Piromalli? Virgiglio è netto: «Dai templari? Soldi… riciclare soldi. (…) Tanti soldi erano andati a finire negli Stati Uniti e questi soldi dagli Stati Uniti li doveva portare in Italia un certo De Nofa, che era un imprenditore che era negli Stati Uniti. I soldi erano già lì, i soldi della mafia, dovevano essere riciclati qui in Italia, e quindi li volevano fare canalizzare attraverso questo gruppo di templari».

Ugolini aveva in mano i servizi. Sono parole pesantissima quelle di Virgiglio, condite da ovvi omissis della Dda, perché il suo narrato coinvolge personaggi di spessore. Il pentito ricorda di aver conosciuto Licio Gelli, però «alla fine ultimamente si era… aveva il suo piccolo gruppetto, ma non aveva il gruppo grosso che aveva invece Ugolini, il gruppo grosso era Ugolini, perché aveva in mano il Sismi, il Sisde… “omissisâ€Â».

Campana, l’uomo che ottenne potere da Gelli. «L’unica persona a cui Gelli onestamente dava riferimento, cioè aveva dato potere, parlo ai tempi di Franco Sensi, era Antonio Campana di Cosenza. (…) Calabria, tutta la Calabria, Antonio Campana all’epoca arrivava dappertutto».

L’articolo come avevo riportato a inizio dei miei post è del giornalista Consolato Minniti e se pensate che molto di ciò che è stato riportato è stato in gran parte secretato, comprenderete come tutto il sistema che finora abbiamo vissuto, sia stato totalmente infetto da queste collusioni e nessuno, già… nessuno ahimè è stato immune da quelle colpe, sì… neppure quanti avrebbero dovuto di fatto garantire a questo nostro Paese, una corretta democrazia, ma soprattutto una giustizia equa e giusta: https://www.lacnews24.it/cronaca/templari-servizi-segreti-vaticano-vero-potere-gestito-calabrese-gotha-massoneria_24781/?fbclid=IwAR0isDQo_zD01cyF5hLfxzHkEFfs5caQ2VAoZkf5sB20jKVdmlUiWsYx92c

«Vengo ad essere preso nelle grazie di Franco Sensi, che all’epoca in Calabria lui aveva un grande interesse, quello di sezionare quelli che erano i suoi depositi di idrocarburi sul porto di Vibo e portarseli su Gioia Tauro, che poi, su mia insistenza, gli dissi io di non venire perché doveva passare tramite l’avallo della criminalità organizzata, ma lui mi sembrava determinato, anche perché già aveva trovato un avallo a Vibo, con altre famiglie… e da lì lui mi disse: “Ti devo portare a Romaâ€, cioè il “Sacro Sepolcro†a Roma, perché Messina era come “Sacro sepolcroâ€, ma il vero ordine, “L’ordine equestre del Sacro Sepolcro†era a Roma, il “core business†diciamo, di tutta la struttura».

«Li conosco il mondo sotterraneo, il vero potere, la persona chiave che era Nino Gangemi che voi conoscete di sicuro perché era il nipote di Nino Molè. 

A Roma vengo a scoprire che lui era stato sempre il catalizzatore di quel mondo perverso a Roma ed il suo riferimento era proprio il figlio di… del presidente Leone, Mario Leone, che era avvocato all’epoca… ma anche lui in quel periodo era in subbuglio». 

Il pm Lombardo, allora, chiede un chiarimento a Virgilio: ma cosa intende per mondo perverso? 

Il pentito non ha dubbi: «’Ndrangheta, intendo la ‘ndrangheta». 

E poi la precisazione: «Quando io parlo di massoneria non parlo di Goi o di Gran Loggia o di Garibaldini, o delle varie obbedienze, parliamo di massoneria per parlare del mondo di potere, quindi… in questo mondo di potere, all’epoca, faceva parte una fascia dell’Ordine equestre del Sacro Sepolcro, dove a capo c’era il vescovo Montezemolo, che era amico del grande Ugolini, Giacomo Mario Ugolini di San Marino, nonché gran maestro della “Loggia di San Marinoâ€, nonché grande capo della loggia “Titanoâ€, la discussa “Montecarloâ€, ed il vescovo, che poi diventò cardinale, Montezemolo, era stato nunzio apostolico in Nicarague, dove c’era Robelo, un altro nostro gran maestro, che era pure lui ambasciatore presso la Santa Sede, e poi fu anche nunzio apostolico a San Marino, quindi era una persona molto importante, questo Montezemolo. 


Quindi decidono di fare questa tornata, tornata lontana da occhi indiscreti, perché nel ’93 il mondo qui in Italia si stava un poco sconvolgendo, e cioè c’erano stati i cambiamenti con le stragi, cambiamenti con la grande attività investigativa di Milano, “Mani puliteâ€, il Goi era saltato per via di quella vicenda… tanti soldi…». 

Da qui in poi arrivano i primi lunghi omissis dell’interrogatorio, dove probabilmente Virgiglio fa i nomi di personaggi assai importanti che entrano nelle vicende da lui narrate e su cui la Dda vuole mantenere riserbo massimo per le indagini in corso…

CONTINUA

Ho ritrovato sul web un bellissimo articolo del giornalista Consolato Minniti, a cui allego – a conferma di quanto ora vado a riproporre – l’audizione dell’interrogatorio, alla presenza dei pubblici ministeri…

Faccio altresì presente che essendo l’argomento fin troppo ampio, mi permetto di completare il suddetto post nei prossimi giorni…  

Innanzitutto, ha parlare è il pentito Virgiglio, il quale come potrete ascoltare direttamente dalla sua voce, ha svelato tutti i retroscena della loggia massonica, tirando dentro esponenti di primo piano sia della Chiesa che delle cosche, ricordando anche il noto “Maestro venerabile” della loggia massonica P2, Pietro Gelli, che secondo egli: anche da morto gestisce un enorme potere!!!

Ed allora leggiamo di quel resoconto – trovate la registrazione audio presso il link: https://www.facebook.com/watch/?v=656858658890266&extid=NS-UNK-UNK-UNK-AN_GK0T-GK1C&ref=sharing .

«Dato che dovevo rimanere riservato, vengo sacrato cavaliere all’interno della chiesa di Sant’Anna, all’interno delle Mura del Vaticano. (…) Su di me avevano altri progetti, cioè Franco, non avendo figli maschi, aveva deciso… Franco chi? Franco Sensi, l’ex presidente della Roma».

Ho avuto frequentazioni molto “alte†– dice il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio – e lo mette nero su bianco nel suo interrogatorio alla presenza dei Pm Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino…

Ed allora partiamo da quei suoi inizi a Messina:

Vengo iniziato la prima volta agli inizi degli anni ’90 a Messina, presso il “Grande Oriente d’Italiaâ€.  Il tempio si trovava nella zona alta di Messina, precisamente nella zona Papardo. 

I miei presentatori, definiamoli così – spiega il pentito delle cosche della Piana di Gioia Tauro – l’allora preside della Facoltà di Economia e Commercio, Caratozzolo, e il figlio Marcello, quest’ultimo era colui che aveva, all’epoca, i principali agganci a livello nazionale, sia con la parte buona che con la parte non buona». 

Virgiglio racconta di essere entrato prima in un “Rotary club†e poi nel “Sacro Sepolcroâ€, meglio individuato come “Ordine equestre del Sacro Sepolcro†di Messina. 

All’interno del Rotary Club – chiarisce – figuravano le più importanti figure cattedratiche, quindi tutti i professori universitari sia della mia facoltà che principalmente della facoltà di Giurisprudenza, ed anche medicina. 

Virgiglio, dunque, arriva nella sede di via Nino Bixio, a Messina, dove incontra Mimmo Borgese «all’epoca proprietario dell’hotel Mediterraneo†sulla Statale 18, l’oggi defunto Mimmo Piromalli, meglio conosciuto come il padre “dell’orboâ€. 

Si chiamavano “compari†con Marcello Caratozzolo, e la presenza di questo Piromalli, che arrivò a bordo di un’Alfa 164 verde»…

FINE PRIMA PARTE