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Quel Medio Oriente totalmente distrutto di cui poco si parla se non quando accadono avvenimenti come quelli tragici di questi giorni… 

Un’area quest’ultima causa di guerre civili, scontri militari, attacchi terroristici, episodi di violenza che hanno generato in oltre un secolo, ostilità tra la popolazione ebraica dello Stato d’Israele e quello arabo, posto sia all’interno della Palestina (a riconoscimento limitato) e nei Paesi limitrofi alcuni dei quali distrutti da guerre civili… 

Osservare oggi quegli Stati completamente distrutti è una vergogna, in particolare per tutta la comunità internazionale che si è mostrata indifferente, ma non solo, con quei loro silenzi generali, hanno provocato forti tensioni tra quei due Stati, che poi sono conseguenza degli squilibri politici mondiali.

Inoltre la diversità etnica e la presenza delle tre religioni monoteiste, hanno certamente alimentato – sotto il nome di un Dio che mai ha chiesto agli uomini di operare o intervenire in nome e per conto suo –  quelle profonde diversità, mai ricucite… 

Va inoltre ricordato come in quell’area siano presenti ricchissime risorse energetiche, che fanno per l’appunto di quel territorio un’area appetibile che sin dai primi anni del 900 ha generato un nodo di conflitti di interessi…

Osservare quello Stato Siriano totalmente distruzione ed abbandonato, rivedere il Libano che pur in ripresa (già… come non ricordare la sua Beirut, un tempo definita la “Parigi del Medio Oriente”) ma ancora lontana dai fasti di un tempo, ed ancora, osservare quanto accade ora in Palestina, tra quello Stato Palestinese, con la sua “Cisgiordania” e la “Striscia di gaza” e Israele, come non evidenziare quei territori nei quali è impossibile vivere serenamente – ricordiamo anche le forze militari presenti non governative, le stesse che negli anni hanno sì inflitto a Israele gravi perdite, ma che hanno determinato le immediate rivendicazioni delle forze militari israeliane, che attraverso attacchi mirati hanno distrutto molte infrastrutture vitali…

Ora, per il bene di entrambe le popolazioni è tempo di sedersi è fare una volta e discutere di pace, perché così non si può più continuare!!!

Permettetemi tra l’altro di ricordare – oltre a quanto già riportato sopra – lo sfollamento forzato di una parte cospicua di popolazione a causa anche del brutale controllo delle milizie presenti, gruppi armati e/o forze di sicurezza, che agiscono nell’impunità generale: basti osservare quanto accade oggi nel Libano e in Giordania, dove pur avendo dato questi paesi ospitalità a milioni di rifugiati siriani e palestinesi, di fatto, hanno adottato politiche coercitive, per spingerli nuovamente a ritornare indietro nei loro territori di appartenenza, il più delle volte con atteggiamenti bellicose…

Certo sappiamo tutti quanto é accaduto dopo il 1945, con la fine della seconda guerra mondiale, soprattutto dopo che il mondo ha scoperto della “Shoah”, già… quel genocidio compiuto dai nazisti e dai loro alleati di cui furono vittime molte popolazioni e che portò all’eliminazione di circa due terzi degli ebrei d’Europa, all’incirca circa 5/6 milioni tra uomini, donne e bambini…

Anche in quella circostanza, l’indifferenza e i silenzi degli uomini ha generato qualcosa di aberrante e criminale, trovando ragioni storico-politiche in un diffuso antisemitismo secolare, che rappresenta ahimè ancora oggi, uno dei motivi di profondo contrasto, cui si intrecciano questioni religiose che con gli anni, hanno finito per mescolarsi ad altri interessi, che soltanto la “guerra dei sei giorni” e la forza militare (in particolare quella nucleare…) in possesso degli israeliti, costituisce di certo un deterrente per tutta quell’area medio orientale, pronta in qualunque momento ad esplodere…  

E’ tempo che si guardi quindi a quei territori con la stessa volontà messa in campo ora per la guerra d’Ucraina… d’altronde è tempo che tutti i governi trovino una soluzione adeguata al devastante impatto che queste condizioni avverse stanno purtroppo causando a milioni e milioni di persone, senza più un’alloggio in cui vivere, senza acqua, cibo, energia, condizioni igienico assistenziali e mediche ridotte al lumicino, ma soprattutto senza il diritto alla libertà, anche quella di espressione, ormai da tempo censurata!!!

Questa nuova escalation militare, tra le forze armate israeliane e i gruppi armati palestinesi, deve ora terminare!!!

Basta vittime, feriti, attacchi indiscriminati da entrambi le parti, non è possibile nel 2023 vedere queste situazioni gravi e tutti, mi riferisco in particolare a quegli Stati che in qualità di produttori di armi alimentano occultamente queste guerre, devono partecipare affinché venga ripristinare la pace e il diritto degli uomini, sì… quello di poter vivere serenamente liberi e senza più guerre!!!

“Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerraâ€!!!

20 maggio 1999 sono le 8,20.

E’ primavera e il sole si è alzato da poco.
Un vento caldo proviene dal mare… quasi scirocco.
Sibila dentro i vicoli, rimbalza sulle finestre dei palazzi signorili, sui vetri degli uffici ancora vuoti,si infila attraverso il vetro abbassato di un furgone Nissan e va a colpire proprio gli occhi di due giovani seduti accanto al lunotto posteriore. 
Sono lì da diversi minuti,appostati e pronti ad agire.
Sul vetro hanno applicato da giorni una sottile pellicola bianca e attraverso i graffi sulla vernice a gesso possono vedere tutta la strada, controllare il movimento dei passanti. 
Quello seduto davanti,al posto di guida, carica i proiettili della sua P 38. 
Nessuno può vederli e riconoscerli, nella loro posizione di tiro…
Via Salaria è caotica come ogni giorno. 
In città,le macchine che provengono dal raccordo anulare si imbottigliano in un budello stretto,con semafori lunghi un minuto, fa già caldo e lo scarico dei motori rende l’aria irrespirabile. 
C’è un traffico disordinato,guidato solo dalla pazienza degli automobilisti. 
All’angolo con via Adda,la Salaria si stringe di molto. 
La grande via consolare si trasforma così in una strada stretta, anonima, a senso unico. 
Da un punto all’altro saranno una decina di metri…
Sul lato sinistro, un cartellone pubblicitario rende il marciapiede poco più di un francobollo di asfalto, pochi centimetri, prima dell’insegna, si scorgono un palo di ferro e una macchinetta per pagare il ticket del parcheggio, mentre sul lato destro i negozi non sono ancora aperti ma nei bar già si servono da due ore caffè e cornetti. 
La gente cammina decisa verso il ministero del Tesoro e del Bilancio, gli studi di rappresentanza,ambasciate e consolati, mentre altri aspettano alla fermata dell’autobus. 
All’altezza del cartellone sono posteggiati due furgoni, sono posti uno di fronte all’altro.
Il “Vanette Nissan” è davanti al muro di cinta di Villa Albani, mentre il “Ducato” accanto ad una profumeria.
Alle 8,23, il professor Massimo D’Antona, 51 anni, esce dalla sua abitazione al quinto piano di un elegante palazzo di via Salaria. Da un bacio alla moglie Olga, saluta la figlia Valentina, scende le scale, chiude il portone e si dirige a piedi verso lo studio di via Bergamo,dove ogni giorno lavora e realizza le consulenze per il ministero del Lavoro. 
Si lascia dietro via Po, rimedia il marciapiede di sinistra e cammina lungo via Salaria in direzione di Piazza Fiume. E’ davanti al negozio di telefonia, poi attraversa l’incrocio con via Basento, oltrepassa via Adda di dieci metri ed entra in quei pochi centimetri che separano Villa Albani dal cartellone pubblicitario.
Dalla sua casa sono 128 passi,non uno di più. D’Antona cammina a passo normale,con la sua borsa in pelle marrone scuro sulla mano destra.
Le 8,30.Quando D’Antona sparisce dalla visuale del furgone, il portellone centrale del Vanette Nissan targato Varese si spalanca, escono due giovani,avranno 25-30 anni, diranno più tardi alcuni testimoni. 
Uno di loro indossa giacche chiare tipo k-way e capellini da baseball, sorprendono alle spalle Massimo D’Antona. 
Il killer impugna una pistola calibro 38, si assicura la copertura e spara senza silenziatore. 
Uno, due colpi, che sembrano petardi… D’Antona cerca un disperato tentativo di difesa.
Si copre il torace con le braccia e con la borsa. Tre, quattro,in rapida successione… D’Antona perde l’equilibrio. Cinque, sei. L’assassino scarica tutto quello che contiene il tamburo della 38. 
Spara anche quando D’Antona è a terra e lo raggiunge alla schiena, alle braccia, nella zona lombare, l’ultimo proiettile è al cuore. 
D’Antona si accascia in terra scivolando lentamente lungo il muro di cinta di villa Albani. 
L’agguato dura sessanta secondi. Un minuto per uccidere il consulente del ministro del Lavoro Antonio Bassolino. Un agguato,un omicidio politico nel centro di Roma. 
Solo allora il killer ripone il revolver nei pantaloni ed insieme al complice che porta un giubbotto di jeans e una maglia rosa, si dirige verso via Adda. 
Veloci come razzi salgono in sella di un motorino,uno di quelli di piccola cilindrata parcheggiato poco prima ,schizzano via e si dileguano nel traffico. Il professore chiede aiuto con una voce flebile, che solo una giovane che gli passa accanto riesce ad udire. 
Sono le sue ultime parole,incomprensibili,quelle di tutta una vita. Alle 8,35 arriva un’ambulanza chiamata da un uomo con il cellulare. Le condizioni del professore sono disperate.Viene trasportato al Policlinico Umberto Primo. Per quaranta minuti i medici tentano di rianimarlo ma Massimo D’Antona muore alle 9,30.
Degli ultimi istanti di vita di D’Antona rimangono la sua sagoma disegnata da un poliziotto con un gessetto bianco sull’asfalto grigio e una borsa lì accanto, semichiusa. 
Un cronista che giunge sul luogo dell’omicidio ha in genere scarse possibilità di movimento. Non è questione di contatti con gli inquirenti. E’ che tutto intorno gli si chiude a riccio ed è difficile conoscere subito alcuni particolari fondamentali per un’indagine.
Diceva anni fa un grande poliziotto della squadra narcotici di Milano:â€Se fai passare ventiquattro ore dall’omicidio e ancora non hai compreso la dinamica, l’inchiesta può proseguire per mesiâ€.
Ma in via Salaria arrivano gli uomini della polizia scientifica coordinati dal dirigente Alfonso D’Alfonso.
Gente preparata,con un passato da segugi dell’antiterrorismo!!!
Il luogo dove D’Antona trova la morte è delimitato da strisce rosse e bianche. I primi poliziotti posizionano piccoli cartelli bianchi con i numeri in nero accanto ai bossoli.1,2,3,4,5,6. Annotano quello che vedono e sentono sopra pagine di block notes che diventeranno verbali. 
Aprono sacchetti di plastica, con i guanti prelevano decine di mozziconi di sigarette che saranno poi analizzati in laboratorio. 
Qualcuno estrae da una borsa la videocamera e inizia a girare. In quei momenti un giornalista può solo capire,comprendere e osservare. I primi indizi sono confusi, forse non serviranno neppure allo sviluppo delle indagini ma rappresentano le indicazioni prese a caldo. Perché le prime dichiarazioni di un testimone di un omicidio rappresentano soltanto un punto di vista,una prospettiva limitata alla posizione in cui si trova rispetto al luogo in cui cade la vittima. La visuale è ostacolata da vetture,insegne,persone,cose in movimento.
Dal basso l’occhio vede soltanto alcuni particolari. Meglio piazzarsi in alto. Dal quinto piano di un palazzo di via Salaria la scena del delitto D’Antona è molto più chiara. E’ la somma di tutte le angolazioni possibili. Niente c’è tra l’occhio e il punto esatto in cui è riverso D’Antona.La vista si allarga.Si scorge il cartellone pubblicitario, il marciapiede che si stringe, la macchinetta del parcheggio,due pali di ferro. D’Antona è stato stretto nel unico segmento di asfalto dove poterlo uccidere. 
Dall’alto è possibile scorgere la via d’uscita degli aggressori, via Adda ,e la presenza ingombrante di quei due furgoni. Il Vanette Nissan piazzato vicino al muro di cinta di villa Albani ha il lunotto posteriore verniciato di bianco ed è graffiato in almeno due punti. I killer si erano piazzati da alcune ore ,sorvegliando così il cammino di D’Antona e i suoi possibili spostamenti. Avevano oscurato il lunotto per non farsi riconoscere dall’esterno e segnato la pellicola per ottenere l’esatta traiettoria tra loro e il professore. Nel Ducato parcheggiato davanti ad una profumeria c’è un bloster ai pedali di guida e all’interno si scorgono alcuni attrezzi per la pittura, fusti di vernice,barattoli di colla, una scala. Accanto alla borsa di D’Antona i poliziotti trovano subito le tre ogive dei proiettili. Basta una chiamata in centrale e si scopre che i furgoni risultano rubati: il Nissan sottratto nella zona di Porta Portese il 29 aprile,il Ducato sparito l’8 maggio a Montespaccato, alle porte di Roma. Il commando lascia sui furgoni le targhe vere,un indizio utile a chi indaga. Il gruppo che ha agito in via Salaria ha commesso il primo errore di carattere organizzativo, indicativo di un apparato logistico non ancora perfezionato.
Solo dopo aver visto la scena dall’alto e compresi i meccanismi dell’ omicidio si possono ascoltare i testimoni.â€Ho sentito dei colpi sordi –dice un signore -sembrava come l’esplosione di petardi. Poi ho visto un uomo allontanarsi in direzione di via Addaâ€. Una donna che ha il negozio a pochi metri dal luogo del delitto prosegue il racconto.â€Sono arrivata verso le 8,30 in auto con mio figlio. Mentre stavamo parcheggiando,abbiamo sentito dei colpi sordi. Così, abbiamo visto un uomo che sparava proprio dietro al cartellone pubblicitario.Poco dopo l’uomo ha infilato la pistola dietro al giubbotto e si è allontanato a piedi verso via Addaâ€. Le prime intuizioni di chi ha scelto un’altra prospettiva,vengono dunque confermate. I killer di D’Antona hanno utilizzato una calibro 38 (“i colpi sordiâ€) e hanno rimediato l’unica possibile fuga:via Adda,una piccola strada a senso unico orientata verso la periferia. Il docente viene colpito prima alle spalle, si gira e solo allora uno degli aggressori gli spara: il secondo uomo del commando é di copertura,armato,pronto ad intervenire se la P 38 si fosse inceppata. L’assassino spara sei colpi e quasi certamente non è un professionista: si nota subito una strana imprecisione nel colpire la vittima.â€Perché sei colpi?- si lascia scappare subito un investigatore. Il killer sceglie un revolver che non lascia bossoli, evita accuratamente un arma semiautomatica come nello stile dei terroristi negli anni settanta.

La donna non ricorda le caratteristiche dello sparatore ma qualche particolare lo offre.â€Ero troppo spaventata. Ricordo solo che aveva un berretto in testa e credo fosse vestito di chiaroâ€. Il figlio aggiunge altri indizi. Dice di aver visto il killer salire su un motorino,con un complice che lo attendeva in via Adda. â€Avevo appena parcheggiato l’auto quando ho sentito dei colpi sordi,molto più silenziosi dei petardi che si sparano a Capodanno. D’istinto mi sono voltato verso il punto da cui provenivano gli spari e ho visto due persone a pochissima distanza dall’avvocato. D’Antona si è accasciato lentamente,scivolando lungo il muro.Chiedeva aiuto con voce flebile. Dopo averlo ucciso i due si sono girati e incamminati con passo tranquillo ma svelto verso via Adda.Avevano il volto scoperto. I due assassini erano alti circa 1,80 e di un’età compresa tra i 25 e i 30 anni,con visi normali.Erano vestiti in modo simile.Uno aveva un capellino da baseball e una giacca tipo k-way di colore chiaro;l’altro portava un giubbotto di jeans e una maglia rosa.Uno di loro ha portato la mano all’altezza della cintura dei pantaloni,come se stesse nascondendo un’armaâ€.

La custode di un palazzo di via Adda afferma di aver visto proprio davanti al suo portone due ragazzi sui 25-30 anni salire in sella di un motorino di piccola cilindrata di color giallo e allontanarsi a velocità normale. Altri affermano che accanto ai due sparatori c’è una donna. La complice con funzioni di copertura è lontana,forse dall’altra parte della strada.Disegnano un primo identikit:gli occhi grandi e scuri,i capelli castani e lisci,tagliati corti,una piega semplice con una riga in mezzo alla fronte. Alcuni testimoni dicono che a prima vista può essere perfino scambiata per un uomo:indossa i pantaloni e porta un berretto da baseball,proprio come l’uomo che impugna la P 38. Dopo il sesto colpo,la complice,secondo le testimonianze,si gira in fretta e fugge a piedi lungo via Salaria. 
Una donna filippina che lavora come colf in un palazzo vicino,è convinta che “soltanto uno dei due furgoni utilizzati dagli attentatori, era stato parcheggiato dalla sera prima in via Salariaâ€. 
Lo dice con sicurezza: da quelle parti ci passa ogni sera. E’ il Vanette Nissan, si saprà giorni dopo; il Ducato,invece, è stato parcheggiato di notte davanti alla profumeria. 
Ecco perché i titolari del negozio, a cui il Ducato copriva la visuale non hanno segnalato nulla alle forze di polizia. La conferma di questo particolare non di poco conto viene dalle dichiarazioni del regista televisivo Luca Manfredi che proprio sul luogo del delitto D’Antona girava una fiction con Nancy Brilli.
Racconta Manfredi:â€Era l’ultimo giorno di riprese in via Salaria. Prima di chiudere il lavoro abbiamo girato una scena. Una macchina doveva entrare nella villa ma c’era un furgone chi ci ostacolava. Abbiamo poi saputo che era proprio quello utilizzato dai killer. Un attrezzista della troupe ha notato che era aperto e così lo ha spinto a mano di circa un metroâ€.Gli investigatori sono certi che oltre ai due killer, nell’area di azione dovevano esserci almeno altre 4 o 5 persone piazzate nei furgoni e lungo la via, con compiti di osservazione ed eventuale copertura. A pochi passi dal luogo dell’omicidio c’è una filiale della Banca di Roma. All’esterno una videocamera nascosta registra in continuazione tutti i movimenti di cose e persone.
La polizia sequestra i filmati degli ultimi cinque giorni. Cerca quel volto che alcuni testimoni dicono di aver visto aggirarsi all’incrocio tra via Adda e via Salaria. E’ un uomo di 45 anni,con i baffi, ben vestito:stava nella sua auto ferma ma con il motore acceso. 
E’ un basista? Uno che passava da quelle parti per caso? Il lavoro sulle registrazioni filmate risulta comunque faticoso. Le riprese dell’occhio elettronico riguardano il lato opposto al marciapiede in cui è caduto D’Antona. L’orientamento dell’obiettivo fa supporre l’impossibilità di ritrarre la scena del delitto e l’immagine del furgone parcheggiato in quel tratto di strada. Gli inquirenti confidano su quei filmati e tentano di individuare qualche movimento sospetto di persone . Viene anche analizzato il contenuto della memoria del computer portatile che D’Antona portava nella borsa marrone scura:consulenze,documenti di prossima pubblicazione. Le carte non sembrano però utili alle indagini. I reperti vengono portati nei laboratori. Si dovrà attendere l’autopsia sul corpo di Massimo D’Antona. I proiettili della calibro 38 estratti dalle ferite della vittima devono essere comparati con altre armi,per riconoscere le sottili striature che ogni revolver imprime sul piombo.Gli altri indizi sono tutti analizzati nelle stanze fumose della Procura della Repubblica di Roma,nei locali della Questura. E’ già chiaro a molti che quello di Massimo D’Antona è un omicidio politico,un atto terroristico che intende riportare la lancetta dell’orologio a momenti passati e sepolti dalla storia. Passano le ore e gli attentatori si fanno vivi.
Alle 17,09 l’agenzia Ansa mette in rete poche righe.Le “Brigate Rosse per la costituzione del partito comunista combattente†rivendicano l’agguato al professore con una risoluzione strategica di 14 fogli su due facciate inviata al Messaggero e al Corriere della Sera. Sono in tutto 28 pagine fitte di righe. Il documento porta al centro una stella a cinque punte e una sigla:Brigate Rosse. E’ realizzato con il computer, non è dattiloscritto come i volantini brigatisti degli anni settanta. Nella parte iniziale c’è tutto il senso dell’azione.
†Il giorno 20 maggio 1999, a Roma, le Brigate Rosse per la Costruzione del Partito Comunista combattente hanno colpito Massimo D’Antona, consigliere legislativo del Ministro del Lavoro Bassolino e rappresentante dell’Esecutivo al tavolo permanente del †Patto per l’occupazione e lo sviluppoâ€. Con questa offensiva le Brigate Rosse per la Costruzione del Partito Comunista Combattente, riprendono l’iniziativa combattente, intervenendo nei nodi centrali dello scontro per lo sviluppo della guerra di classe di lunga durata, per la conquista del potere politico e l’istaurazione della dittatura del proletariato, portando l’attacco al progetto politico neo-corporativo del†Patto per l’occupazione e lo sviluppoâ€, quale aspetto centrale nella contraddizione classe/Stato, perno su cui l’equilibrio politico dominante intende procedere nell’attuazione di un processo di complessiva ristrutturazione e riforma economico- sociale, di riadeguamento delle forme del dominio statuale, base politica interna del rinnovato ruolo dell’Italia nelle politiche centrali dell’imperialismo.â€
Massimo D’Antona viene condannato a morte dai brigatisti perché ritenuto la mente pensante di quel “Patto per l’occupazione e lo sviluppoâ€,che aveva ideato per l’esecutivo guidato da Massimo D’Alema e per il ministro del Lavoro Antonio Bassolino.
“All’interno di questo quadro si è collocato l’incarico conferito a Massimo D’Antona, dapprima come esponente dell’Esecutivo nella definizione generale del “Patto per l’occupazione e lo sviluppoâ€, poi come responsabile della sua sede stabile, ossia il Comitato consultivo sulla legislazione del Lavoro, il Comitato ha la funzione dare attuazione alla strutturazione delle politiche neo-corporative, approvata con il Patto nel dicembre del 1998, e cioè alla istituzione di una consultazione continua tra esecutivo e parti sociali………â€
Il documento analizza la politica italiana, il governo delle sinistre, la situazione internazionale ,la guerra nella ex Jugoslavia. L’attacco al sindacato,e in particolare alla Cgil è nello stile dei vecchi documenti delle Brigate Rosse degli anni settanta. Una copia quasi conforme,a cose già viste e sentite.
“La linea seguita dalla Cgil, nell’aggressione Nato alla Jugoslavia, è stata quella di fare assumere con gesti concreti una posizione ai lavoratori italiani, nella polarizzazione del conflitto tra Jugoslavia e secessionismo kosovaro-imperialismo Nato, per sfruttare ogni minima possibilità di attiva legittimazione dell’intervento bellico, che viene qualificato dal suo segretario Cofferati, come una “necessità contingenteâ€, in una posizione più generale che preme il governo italiano e che, rivendicando una funzione attiva dell’Europa nell’area balcanica, chiede che l’Europa stessa si attrezzi politicamente, istituzionalmente e militarmente a svolgerla congiuntamente agli Usa…”.
Aggettivi e termini sono certamente cambiati ma il gergo,il gusto per le sigle e per gli assiomi sono gli stessi. E’ identico il tentativo di condurre un ragionamento politico inoppugnabile che non lasci mai spazio ad alcuna contestazione. La ragione degli “eredi†delle Brigate Rosse è una e immutabile, con un vago sentore nostalgico per l’ex blocco sovietico e una critica alla Germania che ha “inglobato†l’ex Ddr, la Repubblica democratica tedesca.
“Nell’affermazione del processo di coesione europea una funzione centrale di spinta è stata svolta dalla Germania, nel suo ruolo di principale potenza economica europea, che si è ulteriormente accentuato con la fine degli equilibri di Yalta, con l’inglobamento dell’ex-Ddr e con l’esportazione di capitali nei paesi dell’est europeo e con l’influenza politica che vi esercita……â€
Lo stile e il testo sembrano nati in due tappe. E’ come se le 28 cartelle del documento fossero uscite dalla penna di giovani di oggi, colti, intelligenti, informati della politica nazionale e internazionale, di buona formazione e di buone letture. Una risoluzione scritta a più mani. I giovani “erediâ€, prima di scrivere il testo, avrebbero però passato in rassegna tutti gli antichi documenti delle Brigate Rosse, compresi quelli del sequestro e dell’omicidio del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Poi discusso, per ore, con uno della vecchia guardia degli anni ’70 e ’80. E’ lui che avrebbe lasciato una impronta davvero indelebile sul documento rivendicativo per l’assassinio di Massimo D’Antona. Ci sono le analisi politiche aggiornate fino all’elezione di Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale, termini e aggettivi attuali,che non apparivano nelle risoluzioni strategiche di vent’anni fa. Al posto del vecchio “Simâ€,lo Stato Imperialista delle Multinazionali, c’è la “B.Iâ€,la †Borghesia internazionale†.
“Se da una parte, quindi, la risposta è quella di incrementare le misure repressive generali, rafforzare organici e strumentazioni degli apparati di polizia (vedi pacchetto anticriminalità Diliberto-Jervolino), inasprire le sanzioni anti-sciopero, estendere le campagne di criminalizzazione e la pratica dell’incriminazione delle lotte di settori che non accettano la subordinazione agli interessi della B.I. ma anche alternativamente quella di assorbire e svilire l’opposizione di settori di proletariato, dall’altra, l’istanza di una più forte legittimazione dell’azione statuale viene soddisfatta affiancando al canale di legittimazione istituzionale, politico-rappresentativo, quello negoziale con le parti sociali….â€Â 
Ma il continuo ricorso alle maiuscole è davvero qualcosa di più di un’impronta. Non manca una sorta di autocritica al vecchio spontaneismo. Quasi una spiegazione delle antiche sconfitte. Il giudizio sul governo guidato da Massimo D’Alema e sulla politica riformista dei Democratici di sinistra è duro.
“Un ruolo particolare in questi anni è stato svolto dal Pds che ha sostenuto organicamente le politiche di riforma e ristrutturazione economico-sociale e di forzatura degli assetti politici. All’interno del Pds è D’Alema che ha operato alla costruzione degli equilibri politici che hanno sostituito il governo Berlusconi e ricondotto, l’opposizione di classe ad esso, in un ambito funzionale all’esercizio di un ruolo di governo. 
Un ruolo quello di D’Alema, e dei Ds in generale, che viene rilanciato dalla responsabilità assunta, dal suo governo, con il pieno impegno dell’Italia nell’attacco alla Jugoslavia, responsabilità che gestisce le continue forzature con un’articolata tattica di progressive ratifiche parlamentari al coinvolgimento delle forze armate italiane nella infame e folle aggressione al popolo Jugoslavo……â€
C’è poi un richiamo all’omicidio di Roberto Ruffilli, il consigliere per i problemi istituzionali dell’allora presidente del Consiglio Ciriaco De Mita,avvenuto il 16 aprile 1988 a Forlì. Il richiamo a quel delitto è già un forte indizio.E’ come se le nuove leve delle Brigate Rosse-Partito Comunista Combattente riprendessero il folle progetto di lotta armata proprio da dove lo avevano terminato,sul finire degli anni ’80.
“In questo quadro, De Mita, sia come segretario della Dc, che come Presidente del Consiglio, nell’assunzione della necessità di ridefinizione complessiva della mediazione politica, richiesta dal dover corrispondere ai termini del governo dell’economia che si prospettavano per dare risposta alle spinte della borghesia imperialista e garantire la governabilità del conflitto di classe, tentò di attestare un progetto, e i relativi equilibri politici, che partisse dalla ridefinizione della rappresentanza politica e dell’assetto istituzionale…
La concezione che sosteneva questo progetto ruotava intorno alla tesi che il processo controrivoluzionario avesse prodotto una condizione di modificazione dei rapporti di forza tra le classi e una ridefinizione delle forze politiche intorno agli interessi della B.I. L’attacco delle Br-Pcc al progetto di riforma dello Stato, attuato con l’azione contro Ruffili in dialettica con l’opposizione della classe, e le contraddizioni interne al quadro politico-istituzionale legato anche ad altre frazioni della borghesia, impediscono l’affermazione del progettoâ€.
Oltre all’agguato a Roberto Ruffilli c’è un altro indizio e un legame con il passato. E’ l’attentato al Defence College della Nato,avvenuto a Roma nella notte tra il 9 e il 10 gennaio 1994. Un ordigno di grande potenziale distrusse un’ala intera del palazzo, senza provocare vittime.
“Un processo di rifunzionalizzazione della Nato e del ruolo dei singoli Stati imperialisti in essa, che non è affatto privo di contraddizioni, che si deve imporre sulle resistenze che trova all’interno dei paesi e deve contrastare le tendenze al coagularsi dell’opposizione alla guerra in opzioni offensive e rivoluzionarie; processo contro il quale, in Italia, già nel 1994 i Nuclei Comunisti Combattenti collocarono la propria iniziativa offensiva contro il Nato Defence College, in occasione del Vertice Nato di Bruxelles con cui si sanzionavano le linee del Nuovo Ordine Mondiale……â€
La continuità con il passato è espressa nella parte finale del lungo documento.Il piano d’azione dei nuovi brigatisti si snoda attraverso quattro tappe:l’assassinio di Roberto Ruffilli dell’88,il tentato attacco alla sede di Confindustria nel ‘92,l’attentato alla Nato del ’94 e l’uccisione di Massimo D’Antona del ‘99.
“ Un attacco al “cuore dello Stato†che è il portato della dialettica politica tra una linea di continuità-critica-sviluppo del patrimonio comunista in specifico dell’esperienza prodotta dalle Br nel nostro paese e peculiarmente del ricentramento operato dalle B.R.-P.C.C. nella Ritirata Strategica, e il concetto percorso di riaggregazione delle avanguardie rivoluzionarie, in funzione della ricostruzione delle forze rivoluzionarie e in particolare di un’Organizzazione Comunista Combattente che agisca da partito per costruire il Partito.Un processo di aggregazione che costituisce uno stadio peculiare della Fase di Ricostruzione delle Forze Rivoluzionarie, processo che ha visto come passaggio centrale il rilancio dell’iniziativa rivoluzionaria operato dai Nuclei Comunisti Combattenti, con l’attacco all’accordo sulla politica dei redditi tra governo confindustria e sindacati confederati, nel ’92 con l’attacco contro la sede della Confindustria, e nel ’94 in occasione del Vertice N.A.T.O. di Bruxelles, con l’iniziativa contro il N.A.T.O. Defence College con cui veniva attaccato il disegno di nuovo ordine mondiale e la strategia di “presenza avanzata†e la complessiva rifunzionalizzazione della …â€
Come ogni risoluzione strategica, i brigatisti inseriscono nelle ultime righe il loro obiettivo finale:diventare punto di riferimento per cellule e gruppi che agiscono in clandestinità,ma senza organizzazione.
“E’ perciò questo l’obiettivo che le Br-Pcc propongono alle avanguardie rivoluzionarie congiuntamente all’obiettivo della ricostruzione del complesso di strumenti politico-militari-teorici e organizzativi necessari al campo proletario per sostenere lo scontro prolungato con lo Stato per l’affermazione degli interessi generali della classe. Parallelamente, alle forze e istanze rivoluzionarie e antimperialiste della nostra area geopolitica, le Br-Pcc propongono la costruzione del Fronte Antimperialista Combattente per la realizzazione di attacchi convergenti e comuni contro le politiche centrali dell’imperialismo al fine di indebolirne il dominio, quadro entro cui sviluppare i processi rivoluzionari nei singoli paesiâ€.
Una pagina triste, un uomo che muore per aver provato a migliorare “l’occupazione e lo sviluppo” di questo nostro Paese… 
Volevo quindi ricordare quell’uomo, ma nell’iniziare a scrivere questo post, mi sono ricordato di aver letto un giorno un articolo esemplare che mi ero appositamente conservato, perché descriveva in maniera inappuntabile quanto accaduto prima durante e dopo, gli ultimi passi del giurista e docente… 
Rappresenta una pagina di storia fondamentale e che purtroppo i ragazzi di oggi poco conoscono… Spero così facendo di rimediare a quei mancati insegnamenti a cui la società civile, la scuola, le istituzioni, non riescono in maniera capillare a trasmettere, dimenticando quanto sia necessario far comprendere ai giovani gli errori ideologici commessi e che essi non abbiano mai più a ripetersi!!! 

A volte mi chiedo se vale la pena morire per questo paese…
Un paese che dimentica presto, che non protegge i suoi figli neppure nel ricordo, che commemora quei defunti nel solo giorno dell’anniversario, ma poi non continua quell’opera di comunicazione e divulgazione del pensiero di coloro che hanno sacrificato la propria vita, per la democrazia di questa terra… 
Il nostro è uno Stato che viceversa si comporta in modo atipico, prova sempre a trovare “giustificazioni” anche quando queste non esistono… nel caso specifico, provando a ridurre la pena al terrorista di quelle “Nuove Brigate Rosse” che con pose fine alla vita del giurista e professore Marco Biagi…
Dice bene il figlio Lorenzo oggi: “Se a Boccaccini venisse ridotta la pena, sarebbe come se mio padre morisse una seconda voltami auguro che questa riduzione della pena non avvengaâ€!!!
Non si tratta di essere duri o senza cuore, ma il perdono – se esiste – lo dovrà compiere qualcun’altro, sì… qualcuno posto al di sopra di noi… viceversa la magistratura, è posto lì esclusivamente per accertare fatti ed emettere condanne,  non certo per valutare congiunture morali o ancor peggio, farsi condizionare da nuovi fattori esterni, che nulla hanno a che fare con quelle tragedie storiche che hanno condotto ad alcuni lutti gravi di uomini eccellenti…
Il rispetto della memoria passa anche da queste azioni… altrimenti il messaggio che passa è quello di aver sprecato la propria vita per nulla!!!
Ed in questo il Presidente Mattarella può e deve fare di più… non solo ricordando quegli uomini e donne che hanno reso grande, con la loro opera, questo nostro paese, ma dando una indicazione morale da seguire, in un momento in cui la politica gioca dei ruoli ambigui, in particolare quando certi personaggi, si sa… erano ben inseriti all’interno di alcuni colori di partito!!!

Come ripeto spesso nel mio Blog… lo Stato e soprattutto i suoi uomini, deve rappresentare con forza lo Stato… altrimenti, ci troviamo dinnanzi a tanti “Pulcinella”che apron bocca solo per dire cazz… e non per fare ciò per cui sono stati posti lì!!!
Nel caso di Marco Biagi – come dice il figlio Lorenzo – l’hanno già fatto una volta: “Mio padre fu gravemente abbandonato dallo Stato e dalle istituzione. Come disse una brigatista pentita, se mio padre avesse avuto la scorta, non sarebbe mai successo quanto accaduto. Lo stato ha delle gravissime responsabilità nei confronti della mancata scorta”!!!
D’altronde… come dargli torto: “Basti semplicemente osservare, quanto ancora oggi accade all’interno di quel Parlamento”!!!
Ricordando Marco Biagi: “I giovani devono avere coraggio, volontà e determinazioneâ€, perché solo  così potranno riprendersi nuovamente in mano questo loro paese, finora totalmente inconcludente…

Alcuni anni fa, avevo scritto sui pericoli derivanti da alcune scelte politiche, compiute dal nostro governo, in politica estera…
Ora, quei forti dubbi stanno emergendo in tutta la loro gravità… e mi meraviglio come il nostro servizio “intelligence” ( di cui ne possiede soltanto il nome… ), non abbia capito i rischi che certe azioni – pur realizzati dai nostri dai nostri fidati partner – si sarebbero successivamente con il tempo, rivoltate contro…
In molti hanno dimenticato quando il Presidente Bush ( parlo del padre… ), durante la I° guerra del golfo, rinunciò ad entrare nella capitale irachena Baghdad, per non far cadere il regime di Saddam…
Il motivo che spingeva l’allora “Central Agency Intelligence” americana a fermare il Presidente dal destituire Saddam, era principalmente motivata, dal rischio che, un’eventuale destabilizzazione di quell’area, avrebbe di fatto, reso ingestibile, tutte le fazioni “islamiche” – che già a quel tempo – provavano a prendere il potere…
Si decise quindi con l’embargo…, che sicuramente limito l’emergere di frange estremiste, ma che ebbe quale unica finalità, quella di isolare il paese e renderlo ancor più vulnerabile alle azioni violente del suo dittatore, che svilupparono nel seno della popolazione civile, un malessere generale, dando impulso a quella formazione della “shari’a” nelle quali venivano insegnati non soltanto i precetti del profeta…, ma soprattutto si cercava di privilegiare proprio quei versetti, che incitano all’odio ed alla guerra, in particolare quest’ultima, scatenata nel nome in nome di un’islam “integralista” nel quale il principale obbiettivo era rappresentato nel voler islamizzare tutto il mondo, distruggendo in modo definitivo la nostra civiltà laica e liberale da quelle radici ebree e cristiane… 
La stessa situazione ed i medesimi errori, sono stati ripetuti alcuni anni dopo, con Muammar Gheddafi, che con molta fretta ( l’interesse principale di alcuni ns. partner era principalmente quello di mettere le mani sui pozzi di petrolio – di cui proprio U.S.A., Francia e Inghilterra ne erano stati fino ad allora esclusi… ) proprio dal ns. Stato Italiano e dal suo principale leader e amico ( il Cavaliere….) era stato abbandonato al suo destino… perdendo in sol colpo, non solo quei vantaggi energetici ed economici fino ad allora goduti, ma dando il via, a queste nuove forze propagandistiche integraliste, che stanno – attraverso una azione mediatica – ispirando intere masse di giovani, ad invadere il nostro territorio…
Premesso, che non vi sia da parte del sottoscritto, alcuna volontà di assolvere le politiche violente e scellerate compiute in tanti anni, da quei due dittatori, nei loro paesi… ma certamente l’immagine che si è voluta dare di loro, forse ha superato la stessa realtà… ( non dimentichiamoci che siamo ancora in attesa di prove che dimostrino l’esistenza delle famose “armi di distruzioni di massa”, che ad oggi non sono state trovate…). 
Per cui non volendo giudicare l’operato dei due dittatori sotto il profilo politico, non bisogna comunque dimenticare che le condizioni socio-culturale ed economiche dei due paesi, erano certamente migliori di quelle che oggi stanno vivendo …
Gheddafi e Saddam, riuscivano, se pur con coercizione, a far rispettare le regole di convivenze tra le varie etnie e soprattutto garantivano la professione delle differenti religioni, inoltre, vi era un’alto grado di libertà, sicuramente maggiore di quanto oggi ce n’è sia, in quei paesi cosiddetti islamici, da molti definiti “moderni”
Come dico sempre, non bisogna mai credere a quanto ci viene raccontato dai media, dalla propaganda creata ad “hoc” che serve per assecondare secondi fini, di cui noi “poveri ignoranti” non siamo certamente portati a conoscenza…
Pensare di credere che l’attacco all’Iraq sia stata la “degna” risposta ad un’attacco subito in terra americana, attraverso quei quattro aerei e con le due torri gemelli distrutte dallo schianto, ecco averci voluto far credere che quanto avvenuto, non fosse già stato elaborato e preparato nei minimi termini è veramente ridicolo e disarmante!!!
Abbiamo visto come la storia si è ripetuta con la cattura e con il presunto funerale a mare dello sceicco OsÄma bin LÄden,  della guerra promossa in Afganistan, delle rivolte in Egitto, Tunisia, Sudan, Yemen, ecc… Ed oggi la storia si ripete, con i nuovi avvenimenti in Siria, Ucraina, Libia, e soprattutto con la nuova strategia di violenza perpetrata dal nuovo “Stato Islamico d’Iraq e Siria”, meglio conosciuto come “ISIS”, che nel giugno 2014 ha unilateralmente proclamato la nascita di un califfato in quei territori caduti sotto il suo controllo… e che sta utilizzando in Libia, il traffico dei migranti per inviare i propri terroristi nel nostro paese…
Si aspetta un’invasione che, tra migranti (provenienti da quei paesi in cui sono scoppiate guerre civili e violenze) ed “infiltrati”, che dovrebbe giungere dalla Libia verso il nostro paese, con un numero previsto tra i 500.000 ed un milione!!!
Ora, le nostre autorità – sempre permissive e tolleranti – invece di assecondare le mosse politiche europee, che tentano d’intervenire con strategie inutili ed effimere, dovrebbe pensare a contrastare in modo efficace i barconi di quei “trafficanti” di uomini/donne e soprattutto di bambini, con metodologie che limiteranno in modo concreto questa invasione umana…
Bisogna sin d’ora, tralasciare politiche accondiscendenti ed indulgenti, per iniziare a lavorare ad un programma di contrasto – forte e deciso – come per esempio, pianificare l’invio delle nostre forza armate, in particolare quelle della marina, e posizionare queste proprio di fronte alle coste libiche, non permettendo così a nessuno, di lasciare il paese africano…
Non solo si eviterà di alimentare questo traffico illegale, ma soprattutto si tenterà di rafforzare la sicurezza, limitando di fatto, probabili rischi d’attentati nel nostro paese…
Non si tratta di sollevare come dice qualcuno ” allarmi e allarmismi ” ma non bisogna (come di solito si fa sempre da noi…) attendere che siano sempre gli eventi a condizionare le decisioni del nostro Governo…,
Bisogna iniziare ad organizzarsi con modalità oculate, non solo per prevenire ed assicurare il nostro territorio ed i suoi principali edifici istituzionali, ma soprattutto, per evitare che siano propri i cittadini inermi, a dover subire ( come sempre…) le eventuali conseguenze, divenendo senza volerlo, i principali obbiettivi di quanti oggi vogliono colpirci…
Bisogna sempre condannare ogni forma di violenza… in particolare se manifestata sotto il nome di Dio…
Penso che quanto fatto a suo tempo – dai cosiddetti cavalieri – sotto il nome di “Cristo“ vada, oggi come allora, condannato per aver esercitato con la forza, l’imposizione di una religione diversa a chi ne professava già una di suo…
In egual maniera, siamo in queste ore a condannare, le azioni efferate realizzate da pseudo-terroristi, che hanno quale unico scopo, quello di terrorizzare le coscienze e la libertà di parola e di scrittura…
Non sono tra quelli che istigano alla violenza, però ritengo, non sia corretto usare la libertà d’espressione per offendere gli altri, in particolare quelli che professano una religione, di qualunque essa sia e soprattutto diversa dalla nostra…
La realizzazione di vignette blasfeme, non offende soltanto quanti vengono con queste pubblicazioni offesi, ma anche coloro, come il sottoscritto, che da queste vignette non trovano nulla per cui ridere… anzi tutt’altro…
Perché, ciò che non viene detto, è che ogni civiltà possiede al suo interno una propria cultura ( più o meno condivisibile…) che va sempre e ovunque rispettata!!!
Abbiamo ascoltato come lo stesso nostro Papa, Francesco, ad una eventuale offesa per la propria madre, ha dichiarato palesemente, di poter rispondere all’offesa, con una risposta forte e decisa, più precisamente colpendo con un pugno colui che l’ha manifestata…!!!
Come si dice… “occhio per occhio, dente per dente…”.
Quindi, oggi protesto a gran voce, per quegli omicidi immorali, per quel modo crudele di calpestare la vita, in particolare ripenso ad un poliziotto ( brutalmente ucciso da un suo fratello musulmano ) morto, per aver compiuto soltanto il proprio dovere… 
Perché alla fine… con la violenza si mortifica l’animo umano e si disprezza quel Dio, al quale, si stavano rivolgendo le proprio azioni!!!
A tutto ciò, però, come da sempre faccio… tento di dare una spiegazione diversa e provo quindi ad osservare quanto sta accadendo intorno a noi, con occhi critici e mai di parte… 
Voglio dire che forse… non tutto quello che ci viene raccontato corrisponde al vero… perché molto probabilmente, dietro questi attentati, quei conflitti in medio oriente, dietro questi stermini in nome di Dio, ecco forse ci sono motivazioni di cui nessuno parla…   
Non dimentichiamoci di come, proprio il nostro paese abbia gestito in maniera errata la vicenda “Gheddafi” con una Libia ora divisa e che ha permesso ad una associazione criminale, quella dei cosiddetti “scafisti”, di trasportare nelle nostre coste, migliaia di poveri disperati, ma soprattutto camuffati al suo interno, centinaia di terroristi!!! 

Se osserviamo bene quanto sta accadendo tra questi stessi gruppi integralisti, non soltanto in Iraq o in Siria, ma anche in quei paesi come Pakistan, Afganistan, Iran, Turchia, e soprattutto nel continente africano, vedasi Somalia, Sudan, Egitto e per ultima la Nigeria con la strage di Boko Haram… è ovvio che qualcuno stia spingendo per realizzare quel cosiddetto califfato islamico d’ispirazione integralista, rispetto ad una religione che nulla centri con la religione Islamica… , ecco che, se ci si sofferma un attimo, forse ciò che è in ballo, è un vero è proprio scontro di suddivisione del potere economico, tra oriente ed occidente!!!

Si sta cercando di nascondere il vero fine, che va ricercato nei giacimenti di petrolio e di gas, in quelle miniere ed in quei passaggi obbligatori via mare e terra, e di quanto, proprio questo nuovo “stato islamico” tenta, di metterci le mani…
Ciò che realmente interessa a chi sta al vertice di questi movimenti, non è rappresentato dalle azioni  esortate dai loro capi religiosi… e  non rappresentato dal numero degli attentati compiuti, perché ciò che interessa maggiormente è distrarre con queste azioni le popolazioni ed i media occidentali, in particolare quelli Europei e degli USA…
Perché il loro vero motivo è quello di prendere il possesso, di riunire in un unico “Ordine mondiale” quegli Stati che ancora oggi, manifestano la volontà di collaborare con l’occidente e con Israele…
Una cospirazione, che serva a macchinare quanto necessario, per destabilizzare, attraverso congiure e complotti, proprio quei paesi ( d’ispirazione musulmana, ma regnati da sovrani sorretti da potenze straniere occidentali), così da poter pervenire a quei tanto desiderati “golpe”, consentendo in maniere celere, d’accrescere quello status di leader, ed in breve tempo, addivenire loro a  “faro d’ispirazione”, per quanti oggi sperano, di poter ribaltare il gioco di forze messe in campo, osando a spingersi verso quel conflitto epocale, che conduca definitivamente alla formazione di un unico ed imponente stato islamico…