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Ho letto ieri di un intervista pubblicata sul Corriere della Sera al nuovo Procuratore Capo di Napoli e vorrei condividere con voi alcune risposte del magistrato, che fanno comprendere in modo semplice, come il più delle volte – nel compiere da cittadini il proprio dovere – basti realizzare quelle scelte corrette, anche se a volte difficili.

Ed è la ragione per la quale da tempo esprimo il mio disagio morale, sì… per la maggior parte dei miei connazionali, incapaci di compiere quella reale differenza, poiché solitamente si mostrano omertosi, pecore, individui assoggettati in maniera subalterna a quanti – per ragioni diverse – si impongono loro o fanno valere quell’autorità.

Già… sono incapaci di alzare la testa e ancor meno di far valere le proprie ragioni, pur sapendo queste di essere giuste, continuano a restare lì “sottomessi”, dimenticando come la loro vita risulti ogni giorno più vacua, inutile, priva di contenuti, già… una vita sterile che scivola nel silenzio assoluto!!!

Ed allora permettetemi di riproporre alcune risposte date nell’intervista dal Procuratore:      

Ha fatto arrestare suoi compagni di classe?

«Sì, molti studenti erano figli di capimafia. Feci arrestare anche il mio compagno di giochi in campagna, quando andavo dagli zii, perché aveva un arsenale di armi».

Qualcuno le è rimasto impresso?

«Con un amico giocavamo sempre a pallone davanti a casa mia, in uno spiazzo di terra battuta, con vetri, chiodi. Quando tornavamo a casa dovevamo stare attenti a non zoppicare sennò erano botte, perché il gioco era tempo perso, bisognava solo studiare e se avanzava tempo andare nei campi ad accudire gli animali, mucche, capre, pecore, galline, conigli, tacchini, tutto quello che c’è in una piccola fattoria».

Cosa successe?

«Lui era emigrato a Torino con la famiglia. Molti anni dopo lo ritrovai su un veliero davanti alle coste di Miami con un carico di 800 chili di cocaina. In carcere mi impressionò la faccia, era bianco come la carta: le prigioni americane non sono come le italiane. “Mi sono rovinato la vitaâ€, disse. Risposi che poteva ripartire da zero, bastava che collaborasse. Non collaborò».

Cosa vuol dire vivere sotto scorta? Ormai sono quasi 35 anni, dall’aprile del 1989.

«È pesante. Ci sono giorni in cui si soffre di più, viene la sindrome da soffocamento a non poter fare una passeggiata da soli, non poter andare in bicicletta, non uscire in moto. Penso di non fare un bagno al mare da 25 anni».

Dove trova la forza di fare questa vita?

«Nella convinzione che quello che faccio serve, è utile alla collettività. La libertà non è andare in bici o farsi un bagno al mare. La libertà è stare anche per un anno sotto una pietra, fermo, immobile, ma poi poter dire quello che si pensa e guardare tutti negli occhi».

Paura per sua moglie e i suoi figli?

«Certo, paura per tutti. Pure loro hanno la scorta. Hanno cercato di sequestrare uno dei miei figli, avevano programmato di simulare un incidente stradale per ammazzare l’altro».

Sono arrabbiati con lei? Non le hanno mai chiesto: perché non hai scelto un altro lavoro?

«All’inizio sì, ora cominciano a metabolizzare e capire che ho fatto cose importanti. Assieme ai miei colleghi abbiamo reso la Calabria, la nostra terra, più libera. Soprattutto abbiamo messo nella testa della gente il tarlo che si può cambiare. Infatti le denunce sono aumentate».

Di cosa è più orgoglioso?

«Sul piano morale, di aver ridato la speranza ai calabresi. Sul piano pratico, di aver costruito fisicamente la nuova Procura, la più bella d’Italia, in un convento del Quattrocento che stava cadendo a pezzi. Avevo iniziato a pensarlo il 16 maggio 2016, il giorno in cui mi sono insediato a Catanzaro. Sono andato a Roma a fare la questua e ho trovato i sette milioni e mezzo che servivano. È stata la prova che la Calabria non è la regione delle incompiute. E poi abbiamo costruito l’aula bunker più grande al mondo».

Domani comincia a Napoli. C’è chi già scommette su quanto durerà.

«Ma io ho un carattere molto forte. Per anni ho mangiato pane e veleno. Sono allenato al sacrificio, a qualsiasi tipo di stress».

Sua moglie non la seguirà: non aveva chiesto il trasferimento perché non credeva che avrebbe ottenuto l’incarico.

«È vero: a settembre non ha fatto la domanda di trasferimento perché, ha detto, “siccome ti bocciano sempre è meglio che rimango dove stoâ€. Insegna matematica a Locri».

Le è dispiaciuto di più non diventare ministro della Giustizia nel 2014 o procuratore nazionale antimafia nel 2022?

«Non sono attaccato alle poltrone. Per me è importante servire lo Stato. Non è retorica, ma mentre cammino nei corridoi della Procura se trovo luci accese in una stanza e non c’è nessuno io le spengo: e chi le ha lasciate accese sa che sono passato. Certo, bisognerebbe capire chi ha detto a Napolitano che non potevo fare il ministro: Renzi mi aveva dato carta bianca».

Se deve fare un regalo a sua moglie fa «bonificare» il negozio?

«Io non entro mai in un negozio. Anche per un caffè, entra prima uno dei miei, paga, e poi arriviamo noi e consumiamo. Altrimenti c’è sempre qualcuno che te lo vuole offrire».

Non ne ha mai accettato uno?

«Una volta con mia moglie, eravamo fidanzati, entrai al bar con la scorta e c’era il capomafia del paese con la sua scorta che voleva assolutamente offrirmi il caffè. E io: ma no lasci stare, che poi trovo delle cose su di voi e vi faccio arrestare. Lui insistette. Cinque mesi dopo nel carcere di Palmi il caffè gliel’ho offerto io».

È vero che ha rifiutato i biglietti per lo stadio che le aveva fatto recapitare De Laurentiis?

«Ho detto ai miei di ringraziare, ma non sono mai entrato in uno stadio, quindi ho chiesto di restituirli».

Avrebbe potuto regalarli.

«Chi deve andare alla partita paga il biglietto. Un magistrato guadagna bene».

Lei quanto guadagna?

«Io guadagno 7.400 euro».

E vale la pena fare questa vita per quei soldi?

«Quando ho iniziato guadagnavo un milione 350 mila lire al mese. Questo lavoro non si fa per i soldi. Se uno pensa di fare il magistrato e invidia chi ha la Ferrari doveva fare il concorso per notaio. Siamo privilegiati: guadagniamo tre volte lo stipendio di un impiegato».

Torniamo a Napoli. Quali sono le priorità?

«Intanto devo entrare in Procura e lo farò domani. Per prima cosa devo ascoltare tutti. Io faccio 4-5-10 riunioni in un giorno. Arrivo alle otto, esco alle 20, mangio sulla scrivania, non mi alzo finché non ho preso una decisione, mettendo a disposizione la mia esperienza».

Come ha preso la lettera della Camera Penale che le ha fatto «gli auguri più sinceri», ma avrebbe «preferito un profilo diverso, meno operativo militare»?

«Mi dispiace per loro che non hanno studiato le mie cose, la mia vita, non si sono informati da persone oneste su chi sono. Anche una corrente di magistrati ha sollevato obiezioni. Ma se a Catanzaro, dove sono da 7 anni, nessuno ha fatto domanda di trasferimento un motivo ci sarà. Eppure ci sono giovani da Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria, Marche».

I detrattori dicono che tutta la Calabria ha 2 milioni di abitanti e Napoli da sola 3 milioni.

«E quindi?».

Sarà in grado di gestire numeri così diversi?

«I miei predecessori venivano tutti da Procure più piccole di quella di Catanzaro».

Scrive tutti i libri con Antonio Nicaso: il prossimo, «Il Grifone», uscirà il 7 novembre per Mondadori e sarà il numero 23.

«Ho conosciuto Nicaso quando stavo preparando il concorso in magistratura e davo ripetizioni agli studenti a Caulonia. Abbiamo gli stessi valori. È emigrato in Canada perché in Calabria non riusciva a diventare giornalista, c’era sempre qualcuno più bravo di lui. Fratelli di sangue ce lo volle pubblicare solo Pellegrini Editore, tutti i grandi lo avevano rifiutato. Vendemmo 50 mila copie. Dopo ci volevano tutti».

Oggi è più potente la mafia, la ’ndrangheta o la camorra?

«La ’ndrangheta: è la più ricca e riesce a importare l’80 per cento della cocaina che arriva in Europa. Cosa Nostra da almeno 25 anni compra la cocaina dalla ’ndrangheta».

Cosa pensa di film e fiction a tema?

«Posso dire che Il Padrino è un capolavoro di musiche e immagini, ma quella famiglia non è mai esistita. E invece nell’immaginario collettivo siamo cresciuti con l’idea delle mafie che hanno un’etica e dei valori. Chi si sente uomo di cultura, deve porsi la domanda: ma l’effetto di questi film qual è? Se davanti alle scuole vediamo i ragazzini muoversi come i killer del film che hanno visto la sera prima, abbiamo creato danni e nessuna coscienza».

Indagherebbe di nuovo Lorenzo Cesa, la cui posizione nell’inchiesta poi fu stralciata?

«C’erano delle intercettazioni, poi dalle indagini abbiamo appurato che non c’erano stati contatti. Io non ho la sfera di cristallo».

Non si è pentito nemmeno della prefazione al libro negazionista di Bacco e Giorgianni?

«Sì, ha ragione, quello è stato un mio errore. Sono stato superficiale a fidarmi a fare la prefazione su un abstract. Ho chiesto scusa».

Avesse una bacchetta magica e potesse svegliarsi senza scorta, cosa farebbe?

«Mi comprerei una motocicletta. Quando ero ragazzo amavo tutti i motori».

Procuratore mi conceda quindi di fissare quest’immagine… 
Leggendo quest’ultima sua frase ho pensato di farle un regalo: sì… ho provato a coronare quel suo sogno attraverso una foto; l’intendo, è quello guardandola di suscitare in Lei un momento di spensieratezza, sì… per farla sorridere…

Con affetto, suo omonimo, Nicola. 

Branco di pecore!!!

Sì, fateci caso, la maggior parte delle persone cerca di camuffarsi e si comporta in maniera diversa da come realmente non è…
Provano in effetti ad apparire, ma con il passare del tempo, quella falsa maschera, si mostra in tutta la propria fragilità… ed ecco venir fuori, quella vera e vacua… individualità!!!
Non si tratta di essere in un qualche modo “sciocchi”, ma direi che il termine più adatto per loro, sia quello di “opportunisti”!!!
Infatti, quanto si tratta di mettersi davanti agli altri… essi non ci sono, quando bisogna far sentire le proprie ragioni o quelle dei colleghi… si nascondono, quando devono imporsi o dare sfogo a quei loro diritti… restano in casa oppure attendono che siano gli altri a promuovere le azioni ed infine, quando si tratta di “denunciare”, allora in quei casi… è meglio lasciare perdere!!!  
D’altronde, questo modo di operare di alcuni miei conterranei è diventato ormai un luogo comune…
La maggior parte di essi dimostra infatti di preoccuparsi esclusivamente delle proprie vicende personali e non ha alcun interesse ad esporsi… per difendere le ragioni altrui…
Qualcuno giustifica questi vili comportamentali, come la prova dell’ignoranza umana, che manifesta attraverso questi gesti, i punti della propria debolezza…
In effetti… essi dimostrano di essere come delle barche, costantemente in movimento, che fluttuano da una parte all’altra a causa delle onde, ma che non riescono mai a fermarsi, poiché mancano di quell’ancora morale che determina la loro forza interiore, quella che spinge a fermarsi o ad andare controcorrente…
Ma parlare di morale, è qualcosa di sconosciuto, d’altronde quella loro natura è diretta a conservare sempre comportamenti da gregari e mai punta ad elevare se stessi a protagonisti…
D’altronde come riportavo sopra, questo loro atteggiamento porta ognuno di essi ad agire soltanto per motivazioni personali, altrimenti continuerà come sempre a pascolare, stando alla larga dai problemi, proprio per quel cosiddetto principio di “conservazione”…
Per altro, se questi individui fossero davvero indipendenti, potremmo tutti beneficiare di quella rinnovata libertà d’espressione, non solo perché andrebbe a contrastare quel limitato giudizio imposto, ma soprattutto perché contribuirebbe ad essere quel fenomeno trainante verso una chiara manifestazione d’idee e scambio di proposte… 
Ma purtroppo, la maggior parte di queste pecore, a dispetto della ragione che possiedono, si uniformano ai giudizi delle masse, evidenziando così quella propria debolezza interiore, esprimendo nei fatti, quei segnali di ansia che indicano per l’appunto un timore: quello di essere considerati diversi o sciocchi agli occhi dei tanti, rendendo incerto o debole ogni loro possibile azione…
Alcuni psicologi, credono che quanto avviene in questi soggetti sia determinato dalla propensione del carattere umano nei confronti dell’autorità, dove quest’ultima, impone nella mente umana non solo per un fenomeno emotivo di soggezione al “superioreâ€, ma palesa un processo di confronto sottomesso, pur sapendo il più delle volte, d’aver ragione!!!
Alla luce di quanto sopra è evidente che, affrontare il fenomeno del “gregge†non è una situazione semplice, perché i fattori che determinano l’appartenenza o meno a quella tipologia, non è semplice…
Sappiamo bene come ogni loro azione, venga condizionata soprattutto da fattori esterni, ad esempio: l’esser parte integrante di un borgata, l’aver sentimenti affettivi di gratitudine nei confronti di alcuni individui, il condizionamento “psicologico†di subalternità, che fa in modo di porsi sempre e in ogni circostanza, in maniera sottomessa; vanno aggiunti inoltre i fattori sociali e la crisi occupazionale, che determinano una pressione psicologica su quegli individui, ormai assoggettati all’altrui autorità, che tanto ha influenzato negli anni le loro scelte, ed ora nuovamente tenta di vincolarli con decisioni presenti e future…
Per fortuna… comunque, c’è chi è diverso da loro!!!
Non bisogna paragonare questi soggetti a nuovi “prodi”, a modello ad esempio di quelli descritti nei fumetti… bensì bisogna riconoscerne soltanto i meriti…
Certamente, queste persone semplici, potrebbero essere – per similitudine – paragonati a quei valorosi “eroi”, perché fanno in modo, che la giustizia prevalga sempre ed abbia il sopravvento alla prepotenza e all’illegalità!!!
Con quei loro atti, non pensano soltanto a se stessi, ma fanno in modo che di quella loro condotta, possano goderne tutti… amici, conoscenti ed anche coloro che nei fatti, avevano preferito negli anni restare li, in fila, sì… fermi ad osservare, proprio come delle pecore!!!

Ho un collega estroverso… a cui piace giornalmente, entrare in ufficio cantando una canzone in spagnolo… precisamente ” Caminito ” di Julio Iglesias…
Gli ho spiegato che la canzone rappresenta un componimento malinconico e triste in quanto scritto per un amico che purtroppo (a causa di una malattia) non c’era più…
Quindi, considerato il momento “infelice” con il quale siamo costretti a convivere in questo periodo, ho chiesto Lui, di sopprimere una volta e per tutte questa angosciata melodia che non fa altro che portare ulteriore malinconia e depressione, nel nostro già afflitto ufficio…
Per meglio così comprenderne il testo, ho provato a tradurlo ( considerate che il mio esiguo spagnolo è frutto di passate stagioni – molto lontane – trascorse a Barcellona e Lloret de Mar…) sperando di far comprendere meglio, quanto poco felice sia stata finora la scelta, infelice ed amara, di questa Sua “particolare” presentazione…
Bisogna comunque aggiungere che questa canzone è divenuta presto un classico della discografia ed è stata reinterpretata nel tempo, da decine di artisti in tutto il mondo…    

Caminito que el tiempo ha borrado
que juntos un día nos viste pasar,
he venido por última vez,
he venido ha contarte mi mal.
Caminito que entonces estabas
bordeado de trébol y juncos en flor,
una sombra ya pronto serás,
una sombra lo mismo que yo.
Desde que se fue,
triste vivo yo,
caminito amigo
yo también me voy.
Desde que se fue
nunca más volvió.
Seguiré sus pasos,
caminito, adiós.
Caminito cubierto de cardos,
la mano del tiempo tu huella borró;
yo a tu lado quisiera caer
y que el tiempo nos mate a los dos.
Desde que se fue,
triste vivo yo,
caminito amigo
yo también me voy.
Desde que se fue
nunca más volvió.
Seguiré sus pasos,
caminito, adiós.

TRADUZIONE
Caminito che il tempo

ha cancellato
un giorno improvviso
e tu non c’eri più…
Sei venuto un’ultima volta,
sei venuto ma adesso
dimenticato sei tu…
Il tuo male era dirtelo ancora
chi c’era una volta
non ci sarai più….
Caminito eri come un trifoglio,
fioritura di canne,
ora solo erba secca
da bruciare e così…
Vi sarà presto un ombra,
solo un fumo nell’aria,
come oscuro sei stato…solamente tu.
Da quando sei stato abbandonato,
ora vivi in tristezza,
Caminito amico mio…
Stai andando in fretta,
dimenticato da tutti
da chi ti è stato vicino
ed ormai non c’è più….
A quando hai ripensato
ai tuoi gesti passati
ripenserai alle tue orme,
Caminito adesso addio…
Caminito coperto di cardi,
la mano del tempo
non cancellerà
ogni tua traccia lasciata…
resterà indelebile
a ricordare i tuoi gesti
quelle azioni passate
che non torneranno più…
Voglio vederti poggiare
sul fianco del tempo
recuperare quanto è volato ormai via…
Da quando sei stato
costretto a lasciare,
io vivi in tristezza,
Caminito amico mio…
E’ successo troppo in fretta .
quanto è accaduto
non hai mai saputo
conviver con me…
Seguirò ogni tua orma,
dimenticato da tutti
ma da me… non sarai.
Caminito amico mio…

Amore!!!

Pubblicato: 21 settembre 2010 in amore, emozioni, gesti, inganno, peccato
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Quando si è innamorati si comincia sempre con l’ingannare se stessi e si finisce con l’ingannare gl’altri…questo è cio che il mondo chiama Amore!!!
Infatti scagli la pietra, chi senza peccato, nel corso della propria vita non abbia mai ingannato qualcuno…
Il problema non stà comunque sulla premeditazione, quello è un’altro argomento…piuttosto squallido…, quì si vuole arrivare a capire quando arriva un momento nel quale il rapporto sentimentale istaurato, inizia ad avere, al suo interno delle lacerazioni, più o meno profonde…, a volte queste basate anche sul niente…, su quella “stanchezza morale ” propria, che con il passare del tempo si fa sempre più intensa…
Ora viene il difficile come fare capire all’altra parte “innamorata”, che per voi la storia è finita…, che i vostri sentimenti sono alterati, che qualcosa in voi è cambiato e non vi fa provare le stesse emozioni…
L’altra parte non vi ascolta…non vuole ascoltare, non riceve…il collegamento è chiuso… state sbattendo contro una persona sorda…; e poi perchè, per quale motivo…, non può essere…non a me…!!!
Si non c’è peggio del dover giustificare…il voler far capire agl’altri le proprie sensazioni, soprattutto se queste sono discordanti con quelle del vostro partner…; e poi con quali parole, quali motivazioni, quale modalità e quali gesti adottare perchè tutto possa essere credibile…( non si vuole essere falsi… ma purtroppo le argomentazioni non trovano qualcuno disposto ad ascoltarle e accettarle…).
Ma dove finito il nostro amore…??? quell’amore che sembrava eterno…quell’amore indissolubile…che nessuno mai avrebbe potuto dividere…!!! c’è un altra…un’altro…ecco il primo pensiero va sempre ricercato all’esterno in quella naturale competizione di un eventuale terzo…chi è??? Perchè bisogna sempre cercare negli altri quanto invece non và in casa propria è un mistero….
E poi…quando si comincia un rapporto è ovvio che ognuna delle parti metta il meglio di se… è naturale…, nel cercare ovviamente di essere spontanei e di porgersi al meglio di se stessi, certamente i nostri difetti, le nostre manchevolezze, cerchiamo di non farle emergere sin da subito… e quindi queste verranno fuori con il tempo…o nella peggiore situazione nei momenti meno indicati…
Ovviamente in questa bilancia del dare c’è sempre chi da di più… e chi ovviamente da meno…non perchè voglia dare in maniera inferiore, ma perchè non riesce…, perchè ha già raggiunto il suo massimo…, perchè ha concluso quanto speravamo di ricevere…e non c’è più niente…anzi il niente!!!

Ok…è venuto il momento di giocarsi l’ultima carta… la carta di cuori…il Sesso!!! Finora sembrava che funzionasse… nessuno si è lamentato… almeno per “quello”… non sembra che ci fossero problemi…
Ahhhhh… non c’è peggio di chiedere di fare sesso ad una persona che non è ha voglia…!!! Che non desidera farlo…!!! Questo è un harakiri… un suicidio completo.
Avete voluto attirare la vostra attenzione, volevate coinvolgere il vs. partner è l’avete perso!!!
Ma perchè continuare a farsi del male??? Perche voler insistere quando tutto è perso…; il problema non siete Voi…sono le circostanze che portano a ciò…
Nulla si crea, nulla si distrugge…ma tutto si trasforma…
Antoine Lavoisier l’aveva enunciato come principio in Fisica…ma può essere accettato anche come principio di vita…!!!
Bisogna accetare quanto succede senza voler a tutti i costi programmarne il finale…

Noi non saremmo mai i registi della nostra vita… immaginiamo poi quella di un’altro/a; dobbiamo saper godere di quanto ci viene dato,  raccogliere e conservarne i gesti…l’emozioni e certamente nel ricordo di quelle brevi, intense situazioni, diverse l’una dall’altra, non sempre favorevoli…e quindi a volte bisogna deviare il percorso programmato…
Certo da più fastidio quando sono gl’altri che cambiano il programma e voi dovete solo e soltanto accettarne le conseguenze…ma come si dice… ” è meglio fermarsi che continuare il mal cominciato cammino…”!!!
Bisogna sempre essere innamorati di se stessi per poter fare innamorare gl’altri di noi!!!
Come la vita, l’amore non è eterno… anch’esso nasce, cresce e alla fine muore… soltanto alimentato e completato da quella misteriosa energia, con un pò di fortuna si traforma e si trasferisce da generazione a generazione, prima nei figli e poi nei nipoti… A volte perchè ciò possa avverarsi bisogna ingannare sia il tempo che anche coloro che ci amano…; ma Voi dovete sempre ricordare di ricercare la vostra felicità e non quella altrui…per poter raggiungere in maniera serena a quella lealtà ( cui finora avete fatto potuto fare a meno) da sempre ricercata  e di poterla quindi condividere con coloro che avete finalmente scelto quale vostro partner…