Archivio per la categoria ‘sdegno’

Nell’ultimo interrogatorio del boss Matteo Messina Denaro (vedasi verbale di cui racconta Lirio Abbate su Repubblica), vi sono il procuratore aggiunto Paolo Guido e i pm Piero Padova e Gianluca De Leo: “Voi magistrati vi siete accontentati che il giudice Falcone sia stato ucciso perché ha fatto dare 15 ergastoli al Maxi processo…â€.

Certamente una provocazione, ma che descrive in maniera perfetta quanto tutti sappiamo e cioè che le stragi siano state pilotate da una parte della politica e da uomini infedeli delle istituzioni, come riportava quel boss: “tutto da là parte”!!!

Certo ora con la sua morte (e non solo la sua… in questo 2023), sono svanite le possibilità di sapere cosa sia realmente accaduto in questo paese negli ultimi trent’anni, anche se ormai sia evidente a tutti quanto sia successo, anche se la maggior parte – per evitare ripercussioni personali e soprattutto per essere da tempo compromesso con quel sistema corrotto – non vuole parlarne o quantomeno non ad alta voce… 

Ma d’altronde come ha riportato il boss durante quell’interrogatorio, se le aveva lui quelle perplessità, perché non dovremmo averle noi, forse egli – per come ha dichiarato: “era più intelligente?”.

No… la verità è che la storia e soprattutto noi italiani, non siamo pronti ad accettare quanto accaduto e si è preferito andare avanti, il più delle volte per salvaguardare i propri interessi…

Ma noi tutti sappiamo bene come dietro a certe cose, nessuno sia mai arrivato, perché come detto da quel boss, al sottoscritto sembra fortemente riduttivo credere che dietro l’assassinio del giudice Falcone vi sia soltanto la sentenza del Maxi processo e difatti, se poi alla maggior parte dei miei connazionali sia bastato, già se ciò è servito a renderli “contenti”…  ben venga, sono fatti vostri, ma la base di partenza non è questa… parlo di grandi cambiamenti“. 

Già quei grandi cambiamenti dal sottoscritto descritti in questi lunghi anni, da cui sappiamo seguì un’inchiesta nota come “Trattativa Stato-mafia†– che ha sollevato inquietanti interrogativi e dei quali però ancora oggi, non abbiamo ricevuto una chiara risposta!!!

Certamente è stata redatta un’ampia documentazione, dalla quale si evidenziava il coinvolgimento della mafia in quelle stragi criminali, ma che ciò appariva come una situabile di un disegno ancor più ampio, laddove interessi macroscopici illeciti, sistemazioni di profitti, gestioni d’intese con altre componenti delinquenziali e affaristiche, sia nazionali che internazionali, emergevano in tutta la loro evidenza!!!

Sono elementi da far sospettare come l’intero progetto eversivo non fosse di esclusiva gestione dei vertici di cosa nostra, bensì che allo stesso potessero aver contribuito altri esponenti di un più vasto potere criminale. 

In particolare l’omicidio del giudice Borsellino dimostrava una chiara anomalia nel tradizionale comportamento mafioso, aduso a calibrare le proprie azioni delittuose sì da raggiungere il massimo risultato con il minimo danno; al delitto, infatti, era stata data una cadenza temporale tale da accelerare – anziché infrenare – l’azione reattiva delle istituzioni, con un conseguente e lapalissiano danno per l’intera organizzazione criminale!!!

Non serve uno speciale intuito per comprendere come qualcuno abbia manipolato affinché si giungesse a riscrivere la storia di questo nostro paese, ed è quindi ragionevole ipotizzare come sin dall’inizio della stagione dei
grandi delitti e delle stragi, si fosse verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre
organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli
affari, dell’imprenditoria e della politica!!!

Cosa aggiungere, forse il fatto positivo che quantomeno molti di quegli uomini “immorali” siano deceduti ed ora finalmente non siano più tra noi…

Perdonate il senso poco caritatevole delle mie parole, ma ciò è dovuto alla poca considerazione che ho di tutti quei soggetti infetti – appartenenti sia alle mafie che (ahimè) alle istituzioni – e che hanno con la loro abietta partecipazione contaminato gran parte del nostro Paese; ed ora quindi, la loro scomparsa, non può che rendermi appagato, anzi auspico – già… questa è l’unica circostanza in cui desiderato da gnostico poter sperare in un intervento divino – che quegli individui debbano finalmente rispondere delle loro azioni “indegne” a qualcuno più in alto!!!

Non resta che sperare e come diceva S. Agostino “la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle!!!

Ogni tanto ho il piacere di pubblicare qualche “lettera aperta” inviata al sottoscritto tramite questo blog, poiché le circostanze che vengono descritte, rappresentano situazioni di vita che ciascuno di noi può avere, direttamente o anche indirettamente, vissuto…
Ecco perché mi sembra giusto dare voce ad episodi che fanno riflettere, perché ci fanno comprendere come non sempre, i professionisti a cui lo Stato si affida, dimostrano essere individui integerrimi, ma bensì si scoprono essere “collusi” con un sistema affaristico, che punta esclusivamente ad avere un proprio tornaconto personale…
La vicenda qui descritta, rappresenta uno di quei casi e sarebbe bene che tutte forze “buone” legate alle istituzioni, prendessero spunto da questi episodi, per comprendere al meglio dove bisogna intervenire e soprattutto adottare quelle necessarie azioni di contrasto, affinché situazioni incresciose come questa di seguito raccontata, non abbiano a ripetersi… 
Infine, ritengo indispensabile che lo Stato (quello come dico sempre con la “S” maiuscola…), s’adoperi affinché tutti quei soggetti, che abbiano mostrato comportamenti ambigui, corruttivi e certamente fraudolenti, concludano immediatamente quella loro collaborazione (e non solo), avendo d’altronde evidenziato comportamenti sleali in quella loro libera professione…
Vi lascio quindi alla lettura della lettera:
“Egregio Dott. Costanzo, 
mi sovviene un episodio accaduto tempo fa in una società di trasporti sequestrata dalla Stato per infiltrazioni mafiose. 
Accadeva che l’amministratore nominato da un Tribunale anziché perseguire una rigida condotta improntata al rispetto delle regole e della legalità si prodigava a delle connivenze che avevano l’effetto di favorire e foraggiare i soggetti per i quali era sopravvenuta l’esigenza da parte dello Stato di attuare delle misure di sequestro delle quote societarie, a danno ovviamente della stessa società e degli inermi dipendenti (per la verità non tutti) che si prodigavano nel far sopravvivere la società da un incombente fallimento. 
Pensi proprio che sdegno ha provato il sottoscritto nell’assistere a tale scempio etico-professionale da parte di un uomo dello stato! 
Comunque le voglio dare un messaggio di speranza: anche se pochi, vi sono rappresentanti dello Stato che non si lasceranno mai piegare dal virus criminale-mafioso che ha contagiato la nostra comunità e, soprattutto, ci sono anonimi cittadini che non si lasceranno mai condizionare dal marcio insito in alcuni soggetti della nostra Società.
Non si fermi Dott. Costanzo, la prego… non si arrenda mai!!!

Nel giorno della memoria… voglio dedicare un mio pensiero al giornalista Mario Francese, 

Era nato a Siracusa il 6 febbraio del 1925, terzo di quattro figli, ultimato il ginnasio in accordo con la famiglia decise di trasferirsi a Palermo, da una sua zia, sorella della madre, per completare gli studi liceali ed iscriversi all’università…
Entrò prima come telescriventista all’Ansa, ma successivamente avendo compreso le qualità del giovane, gli venne promesso di diventare giornalista nell’organico redazionale… 
Impegno quest’ultimo non mantenuto ed allora diventò corrispondente del quotidiano “La Sicilia” di Catania, per il quale iniziò a scrivere su cronaca nera e giudiziaria. 
Collaborerò in quel periodo con la Regione dove venne nominato capo ufficio stampa all’assessorato ai Lavori pubblici… alla fine degli anni 50′, venne chiamato dal “Giornale di Sicilia”.
In breve diventò giornalista professionista e una delle firme più apprezzate e più esperti conoscitori delle vicende mafiose, iniziando a scrivere dalla strage di Ciaculli, sull’omicidio del colonnello Russo… possiamo dire che non ci fu vicenda giudiziaria di cui egli non si sia occupato…
Tentava in un periodo “buio”, nel quale parlare di mafia significava morire, di dare lettura diversa e più approfondita a quel fenomeno cosiddetto “mafioso”…
Un giornalismo infrequente in Sicilia, fatto d’investigazioni, scambi d’informazioni, intrighi internazionali e interessi politici e imprenditoriali… 
Fu l’unico giornalista a intervistare la moglie di Totò Riina, Ninetta Bagarella ed il primo a capire, l’evoluzione strategica e i nuovi interessi della mafia “corleonese”!!!
Non a caso dichiarò della frattura nella “commissione mafiosa” tra gli elementi di Luciano Liggio e quelli dell’ala moderata cosiddetta “guanti di velluto”…
Un periodo nel quale cosa nostra apriva a ripetizione la strage degli omicidi “eccellenti”, che inizieranno con il segretario provinciale della Dc Michele Reina, per seguire con il capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano, quindi con il giudice Cesare Terranova…. e successivamente con il presidente della Regione Piersanti Mattarella e tutti quei nomi che di li per vent’anni seguiranno e che ben conosciamo, facendo parte integrale della nostra coscienza siciliana…
Gli stessi giudici, nella sentenza di primo grado contro gli esponenti di quella associazione criminale, riporteranno come, gli articoli e i dossier redatti da Mario Francese, hanno permesso di ricostruire con eccezionale chiarezza, le linee evolutive di Cosa nostra, nel aver saputo penetrare e diffondere quelle proprie ramificazioni all’interno del mondo della politica, degli appalti e dell’economia, e dove iniziava a delinearsi la strategia di attacco alle istituzioni… 
Cosa nostra infatti aveva adottato –in collaborazione con i servizi deviati– una strategia eversiva che poneva come obbiettivo quello di ribaltare la democrazia di questo paese e per far ciò, non si limito di eliminare tutti coloro che a quel disegno criminale ci si ponevano di traverso ed è in questo contesto che si spiega difatti l’eliminazione di Mario Francese…

Quell’omicidio doveva, una volta e per sempre, cancellare quelle frasi scritte, bisognava eliminare quella mente lucida del nostro giornalismo, un professionista capace di anticipare gli inquirenti nell’individuare nuove piste investigative, ed erano questi i motivi che rappresentava… un continuo pericolo per la mafia emergente, poiché era capace di anticiparne quel suo programma criminale, proprio in un tempo nel quale mancava il sostegno (dato successivamente) dei collaboratori di giustizia, tra cui Tommaso Buscetta che consentirono di svelare per la prima volta i meccanismi dell’organizzazione mafiosa, la struttura e le sue regole…

Francese era un uomo slegato da quei condizionamenti e compiacenze realizzate anche da alcuni suoi colleghi, soprattutto non mostrava alcun asservimento verso quei gruppi di potere collusi con la mafia…
Ed è per queste motivazioni che la mafia lo ha ucciso la sera del 26 gennaio 1979 davanti la propria casa, mentre stava rientrando dopo una lunga e dura giornata di lavoro.

Nel 2001 verranno condannati per quel omicidio quasi tutti i componenti di quella “cupola” e le motivazioni della condanna (nella sentenza d’appello) furono: il movente dell’omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allo straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un’approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni ’70.

Desidero oggi ricordare anche Giuseppe, figlio di Mario, che nel 2002 si suicidò a soli trentasei anni… anche lui giornalista del Giornale di Sicilia di Palermo e che per anni, si era dedicato alle inchieste sulla mafia ed in particolare contribuendo a ricostruire l’omicidio del proprio padre…
La Sicilia ha perso due figli che per questa terra hanno gettato semi di speranza…
Non per nulla si dice che la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio… lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle!!!