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Continuano (per fortuna) i controlli nei cantieri in tutta Italia da parte dei militari, supportati dai colleghi locali del Nucleo Ispettorato del Lavoro.

D’altronde, se si considera che da inizio anno, il numero dei lavoratori morti (a cui andrebbero sommati quelli di oggi…) ha già raggiunto quota 145, si può comprendere come ancora molto ci sia da fare sotto il profilo della sicurezza.

Ho letto proprio ieri di un cantiere nell’isola dove i carabinieri hanno accertato delle irregolarità, in particolare nella mancata predisposizione dei rischi di cadute, nel cantiere infatti mancavano i parapetti in adiacenza agli scavi, ma non solo, erano presenti rischi elettrici e il mancato rispetto della segnaletica e della viabilità di cantiere… 

Ecco i motivi che hanno condotto i carabinieri a sospendere temporaneamente l’attività, denunciando all’autorità giudiziaria il titolare a carico del quale sono state contestate sanzioni per oltre 20.000 euro. 

D’altronde il tempo delle negligenze e delle collusioni è messo ormai alle strette, ma non si può certo affermare che siamo giunti alla fine di quel sistema corruttivo/illegale, perché quest’ultimo, seppur certamente in questi giorni più limitato, continuerà nuovamente a fare danni, sono troppi purtroppo i funzionari infedeli coinvolti, gli stessi che non possono far a meno di quelle scadenzate bustarelle, ed è a causa di quanto tragicamente accaduto in questi mesi e soprattutto per merito della cassa di risonanza compiuta dai media in genere, che si è riusciti a sospendere (quantomeno temporaneamente…) quelle diffuse collusioni!!!

Perchè la verità è che i controlli devono essere realizzati quotidianamente, in particolare proprio in quel settore edile che per l’appunto evidenzia non soltanto quella mancata prevenzione, formazione, informazione e addestramento, ma soprattutto la presenza di gravi violazioni in fatto di diritti dei lavoratori e soprattutto della loro incolumità.

Peraltro, vorrei ricordare come nel solo 2023 i lavoratori morti per infortuni sono stati quasi 1500 e di questi la maggior parte sui luoghi di lavoro, mentre gli altri sono stati dichiarati come decessi sulle strade per giungere in cantiere e/o in itinere…

Si tenga ulteriormente conto che in quasi 15 anni il nostro Paese ha perso oltre 21.000 lavoratori, morti sul lavoro e naturalmente a questo conteggio mancano (o diciamo che sono sfuggiti…) tutte quelle altre vittime fatte passare per incidenti domestici e/o stradali… 

Perchè a differenza di quanto solitamente è stato dichiarato da parte di tutti i governi nazionali e soprattutto da quei suoi referenti istituzionali, in questo Paese si è pensato soltanto a promuovere la sicurezza in maniera sterile, il tutto a scapito di riforme importanti per realizzare in maniera concreta e soprattutto efficace quella necessaria messa in sicurezza che, proprio i numeri delle vittime, evidenziano esser mancata!!!

Vorrei altresì ricordare come quasi il 30% di quelle vittime, non aveva alcuna assicurazione o quantomeno non era in possesso di un’assicurazione dell’Inail e quindi, se sommate questa percentuale ai numeri di cui sopra, comprenderete quanto grave sia stata questa problematica; ma d’altronde l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL), diffonde esclusivamente soltanto i dati di propria pertinenza e quindi i numeri riferiti ai propri morti e d’altro canto, come dargli torto…

Il problema va ricercato alla fonte e fintanto che le imprese vedranno la sicurezza come un costo e taluni fuzionari come una opportunità di guiadagno, ecco che diventa quasi impossibile riuscire a fare sicurezza, anche perché la maggior parte di coloro incaricati (quantomeno sulla carta…) di farla rispettare, sono poi gli stessi miei colleghi che si genufleggono dinnanzi a quei loro “infidi” datori di lavoro!!!

Certo, come sempre avviene, dopo l’ultima tragedia nel cantiere di Firenze, le Istituzioni si ricordano che tra i gravi problemi presenti in questo Paese, vi è il mancato rispetto della “Sicurezza nei luoghi di lavoro“!!!

D’altronde non bisogna essere un esperto per leggere i dati impietosi che ricordano a quegli incompetenti che secondo quanto riportato nel rapporto INAIL, muore ogni 8 ore e mezza un lavoratore, parliamo quindi di tre morti al giorno, circa 86 al mese!!!

Ovviamente a questi dati ufficiali, mancano tutte le denunce di quegli incidenti mortali occorsi certamente all’interno dei luoghi di lavoro, ma fatti passare come incidenti in itinere, ovvero avvenuti nel tragitto casa-lavoro oppure come incidenti casalinghi…

Naturalmente il settore con più incidenti mortali è quello delle costruzioni, a cui vanno sommati le migliaia di infortuni gravi che non hanno provocato la morte del lavoratore, ma hanno lasciato su di essi profonde invalidità permanenti, un handicap che costringe quei soggetti non solo ad un intervento assistenziale permanente e continuativo, ma condiziona in pieno quella propria sfera individuale, familiare e soprattutto relazionale…

Non parliamo dei molti giovani che si contano come vittime, a molti di questi ragazzi vengono applicati da quegli imprenditori contratti alternativi, sì… per risparmiare. Fanno uso del cosiddetto “dumping” contrattuale, cioè nello svolgere lavori edili o di manutenzione, si ritrovano incredibilmente uno di quei contratto metalmeccanici o ancor peggio legato a lavori come multiservizi. 

Tutti sanno quanto avviene da decenni in quel mondo del lavoro, ma nessuno ne denunciano quel distorto sistema perché tutti ne fanno parte e ne godono i profitti, dalla politica alle istituzioni, dalle associazioni di categoria agli imprenditori, e soprattutto la criminalità organizzata che trova, nei soggetti di cui sopra,  i referenti perfetti al loro sostegno!!!  

Non parlatemi infine di valori, identità, codici etici, rispetto dei protocolli di legalità, controlli, protocolli di legalità, la maggior parte di quelle cose scritte sulla carta non vengono neppure attuate, servono solo per far comprendere che essi attuano principi di legalità, ma nulla di ciò è vero, d’altronde a smentire quanto sopra, mi basterebbe non più di un minuto!!!

Dall’esperienza trentennale in quei luoghi di lavoro, sia in Italia che all’estero e permettetemi altresì di prendermi il merito di non aver mai avuto nei cantieri nei quali ho svolto funzioni tecniche, ma soprattutto incarichi di Cse o RSPP, un solo incidente mortale; beh… ritengo che sono pochi i soggetti che possono non solo paragonare la propria esperienza con quella del sottoscritto, ma soprattutto pensare di parlare di sicurezza, senza aver mai denunciato personalmente nulla presso gli organi preposti!!!    

Per concludere vorrei esprime un’eccezione a questo inconcludente “sistema di gestione della sicurezza”; mi riferisco innanzitutto ai Sindacati, in particolare alla CGIL (in questi anni ho potuto costatare il corretto operato compiuto dai responsabili della Provincia di Catania e Siena) che costantemente rappresentano quei loro iscritti a difesa dei loro interessi, in particolare in quei luoghi di lavoro fortemente a rischio e dove, tra mille difficoltà e con poca collaborazione da parte di Committenti e imprese, cercano quotidianamente di tutelare quella mancata sicurezza!!!

Ed infine un plauso agli Enti Scuole Edili, per la loro attività di formazione e di addestramento, fondamentale – secondo il sottoscritto – per preparare lavoratori e tecnici a quel comparto delle costruzioni che come ormai sappiamo presenta più rischi, ma non solo quanto appreso durante quelle didattiche, permetterà di prevenire incidenti e quindi possibili infortuni, non solo per se stessi, ma anche per i loro colleghi di lavoro: difatti… quanto ahimè accade, ritengo sia conseguenza della mancanza comunicazione!!!


E’ quanto emerso dall’inchiesta sulle morti per inalazione d’amianto negli stabilimenti della Olivetti…
I pericoli erano stati scoperti nel 1981 ma fino al 1987 nessuna precauzione era stata adottata per la salvaguardia dei dipendenti…, anzi la negligenza era talmente ampia che le fibre di polveri d’amianto erano presenti anche nella sala mensa…
Adesso la famiglia De Benedetti rischia il processo per omicidio colposo.
Già attraverso tutta una serie di mancate procedure quali la formazione e prevenzione del personale dipendente, il mancato utilizzo di Dpi individuali e collettivi, si è permesso ai lavoratori di continuare ad operare al massimo di rischio, situazione questa che ha contribuito all’aumento in percentuale di tumori e soprattutto di morti accertate…

Un prodotto quello dell’amianto utilizzato nel ns. paese in maniera indiscriminata, posto ovunque e ritenuto perfetto per alcuni usi tanto da essere utilizzato in maniera massiccia nelle industrie, in edilizia, e nei trasporti…

Sono state proprio le caratteristiche dell’amianto e soprattutto il basso costo di lavorazione ad averne favorito l’impiego in numerosi campi e in oltre 3000 prodotti differenti. 
Manufatti e oggetti venivano trattati per fungere da isolante termici nelle centrali termiche e/o termoelettriche, nelle industrie chimiche, siderurgiche, edili, nella produzione di conglomerati cementizi ed anche per quei prodotti realizzati in ceramica, vetro e laterizi…
Inoltre, nelle abitazioni quali frigoriferi o impianti di climatizzazione, pannelli fonoassorbenti o di rivestimento nel soffitto, serbatoi d’acqua e tessuti ignifughi per arredamento come tendaggi e tappezzerie…
Inoltre sono all’interno di carta e cartone, filtri per purificare, negli stessi filtri delle sigarette o delle pipe, negli assorbenti igienici e nelle suole interne delle scarpe… ed ancora in abbigliamento ignifugo e non come feltri per cappelli, cachemire sintetico, coperte, grembiuli, giacche, pantaloni, stivali, ecc..
Nei teatri, nelle auto in particolare nei freni e nelle frizioni, negli schermi parafiamma, nelle guarnizioni e per finire solo con la lista… anche nei giochi dei bimbi, 
Ovunque questo materiale killer è stato utilizzato e per decenni nessuno si è mai preoccupato dei suoi possibili effetti collaterali…, nessuno ha mai verificato o vigilatore su questo materiale o sul suo impiego…
Nessuna valutazione dei rischi è stata realizzata da parte della società per capire a quali rischi il proprio personale andava incontro… anzi si è continuato a costruire capannoni con questo materiale…
Inoltre ad aggravare i rischi presenti nelle strutture, vi è anche un particolare prodotto usato durante le lavorazioni, la cosiddetta tremolite… una forma di talco che conteneva al suo interno polveri d’amianto, le stesse analisi dimostreranno che il talco usato, possedeva una concentrazione 500 volte superiore il limite massimo prestabilito negli U.S.A.
Nessuna misura di sicurezza e protezione è stata utilizzata per prevenire questo grave rischio, a cominciare dal modificare lo stesso talco dalla catena produttiva di trasformazione…
Il problema dell’amianto non soltanto sanitario ma anche ambientale…
Il fatto stesso di essere stato così massicciamente utilizzato ne fa una delle sostanze più devastanti nel nostro paese, del mondo del lavoro.
Per risolvere ancora oggi questo problema, non è sufficiente mettere in sicurezza o confinare/bonificare i materiali contenenti amianto dagli edifici rimuovendoli, occorre infatti anche smaltire correttamente i rifiuti prodotti.
Si stima che in italia ci siano dai 20 ai 30 milioni di tonnellate i materiali ancora presenti su tutto il territorio e che nei prossimi anni, con il procedere delle bonifiche, diventeranno rifiuti da smaltire.
Ora che la procura d’Ivrea ha fatto riemergere il problema, sono tutti lì pronti a scaricarsi le colpe e ad accusare i responsabili della vicenda, ma in quel periodo mi chiedo, i responsabili degli uffici Inail, Istituto Superiore di sanità, l’ufficio igiene e Sicurezza, l’ispettorato del lavoro,  dov’erano… come è stato possibile che nessuno si sia mai preoccupato di fare dei controlli, delle analisi, di relazionarsi con quanto svolto in altri paese, di valutare attraverso altre ricerche universitarie la possibilità su eventuali rischi… ecco…  dov’erano tutti…
Come al solito, come sempre dopotutto… non c’è mai nessuno che parla… ognuno cerca di fare sempre “i propri cazzi…”, sperando così, di restare in equilibrio, come si dice…con due piedi in una scarpa… così facendo, potrà continuare a vivere la propria vita in modo del tutto anonimo e certamente senza doversi addossare mai, alcuna propria responsabilità…
C’è un detto che fa proprio al caso in questione è rappresenta la storia di quattro individui: Ognuno, Qualcuno, Chiunque e Nessuno. 
Bisognava fare un lavoro importante e si chiese a Ognuno di occuparsene. Ognuno si assicurò che Qualcuno lo facesse. Chiunque avrebbe potuto occuparsene, ma Nessuno non fece mai niente. Qualcuno s’arrabbiò perché considerava che per questo lavoro Ognuno fosse responsabile. Ognuno credeva che Chiunque potesse farlo, ma Nessuno mai si rese conto che Ognuno non avrebbe fatto niente. Alla fine Ognuno rimproverò Qualcuno per il fatto che Nessuno non fece mai quello che Chiunque avrebbe dovuto fare. 
Ecco questo è proprio il nostro paese!!!
   
L’Italia rappresenta perfettamente il modello dell’ambiguità, dove si cerca di trovare sempre una via intermedia, dove la legge non viene mai applicata, ma utilizzata a seconda delle circostanze o dei soggetti coinvolti…
Un modo imperfetto di gestire le regole, di modificarle, un patto “concordato” e realizzato per lasciare impuniti tutti, sia per quanti hanno per evidenti ragioni difficoltà a procedere ai propri pagamenti erariali, sia per quanti appartengono alle categoria dei cosiddetti evasori…  
La sanatoria con scadenza per il 28 Febbraio, riguarderà il pagamento del bollo dell’auto e le multe per la violazione del codice della strada, le entrate erariali come l’Irpef e l’Iva, mentre resteranno esclusi i debiti Inps e Inail.
Secondo quanto prevede questa sanatoria, i contribuenti hanno la possibilità di pagare a Equitalia, in un’unica soluzione senza interessi di mora, tutte quelle cartelle ricevute entro il 31 Ottobre 2013.
Sono esclusi i contributi dovuti per effetto di sentenze di condanna ( Corte de Conti ) richieste dagli enti previdenziali quali Inps e Inail, i tributi locali non riscossi da Equitalia e le richieste di pagamento di enti diversi da quelli ammessi…
L’agevolazione è applicabile anche in presenza di rateizzazioni, sospensioni giudiziali o altre situazioni particolari.
Tutti i cittadini eventualmente interessati dovranno valutare la loro situazione agli sportelli di Equitalia e scegliere se voler aderire; il pagamento dovrà essere effettuato in un’unica soluzione entro il 28 febbraio 2014 e fino al 15 marzo resterà sospesa la riscossione dei debiti interessati dalla definizione agevolata. Equitalia entro il 30 giugno provvederà a comunicare l’avvenuta estinzione del debito.
Si potrà pagare in tutti gli sportelli di Equitalia, negli uffici postali tramite il bollettino F35 ( preferibilmente completo di codice fiscale ) e riportando obbligatoriamente nel campo –Eseguito da- la frase “Definizione Ruoli – L.S. 2014“. 
Si capisce perfettamente che il nostro Paese da un po’ di tempo è in cerca di fondi… e come sempre invece di utilizzare sistemi corretti per riscuotere i miliardi persi, attacca il denaro di quei poveri cittadini, in particolare di quanti hanno la busta paga o la pensione, senza pensare invece minimamente di provare ad abbassare i costi della politica, tutte quelle spese superflue e non necessarie, ma soprattutto, basterebbe riscuotere quello che gli evasori non pagano, che da soli rappresentano la più grossa fetta della nostra economia…
Invece di cercare di farsi pagare quelle multe del caz… o quella ridicola tassa sull’auto, perché non si realizza una patrimoniale giusta, perché non si parla mai di tutti gli quegli studi medici/legali/tecnici che giornalmente incassano a nero, migliaia e migliaia di euro…e  che rappresentano da soli i miliardi di euro mancanti dalle nostre casse… 

Se in Italia si provvedesse ad attuare le leggi, a farle definitivamente rispettare in maniera severa e dove, quando accertate le responsabilità personali dell’evasione, si possa procede a sequestrargli tutto…
Costringendo loro ed i loro famigliari a vivere come poveri, che poi è come vive oggi la gran parte dei milioni di italiani, vedrete che alla fine, colpito il primo… tutti inizieranno ad essere ligi nel rispetto delle regole…

Purtroppo quanto sopra riportato è ciò che si dovrebbe realizzare…, ma tutto ciò contrasta con la gretta ispirazione umana, che preferisce sempre indirizzare il proprio operato su logiche di convenienza personale, escludendo a priori benefici collettivi…
Squallidi uomini che trovi a tutti i livelli…

In Sicilia, la stramaggioranza degli appalti sotto la soglia comunitaria di 5.150.000 sono assegnati per sorteggio! Il meccanismo è un po’ complicato ma è ben spiegato in un articolo apparso di recente sul quotidiano economico on line “La voce†di cui allego la descrizione:
In Sicilia la maggior parte degli appalti di opere pubbliche al di sotto della soglia comunitaria è oggi assegnata per sorteggio, poichè le tante imprese che partecipano alle gare presentano offerte al ribasso identiche, persino nelle quattro cifre dopo la virgola con il seguente numero 7,3152, ma gli imprenditori negano le accuse di aver formato un cartello e gli esperti spiegano tutto con il meccanismo matematico adottato per la determinazione dell’offerta aggiudicataria. Resta comunque da sottolineare l’anomalia della mancata pubblicità rispetto alle modalità del sorteggio.- 7,3151% è infatti la percentuale di ribasso, precisa al quarto decimale, praticata nell’offerta dalle oltre 200 ditte partecipanti in media ad ogni gara e, come se non bastasse, il sorteggio cui si giunge a seguito dell’identico ribasso è, citando le parole de “La voceâ€: “con l’eccezione degli uffici regionali per l’espletamento gare d’appalto, i cosiddetti Urega, spesso effettuato senza che gli imprenditori interessati siano informati ufficialmente sulle sue modalità: tempo, luogo, procedureâ€.

Questa modalità, prevista dalla legge è contraddittoria con l’efficienza economica (concorrenza, competitività) propria dell’appalto.
OFFERTE IDENTICHE E TAGLIO DELLE ALI

   

La necessità di ricorrere al sorteggio dell’impresa aggiudicataria deriva da una vistosa anomalia: la presenza nelle gare d’appalto di “offerte identicheâ€. Non basta.
Lo stesso sorteggio – con l’eccezione degli uffici regionali per l’espletamento gare d’appalto, i cosiddetti Urega – viene spesso effettuato senza che gli imprenditori interessati siano informati ufficialmente sulle sue modalità: tempo, luogo, procedure. Per ultimo, la media dei ribassi nelle gare siciliane è del 7 per cento, mentre è pari al 15-18 per cento in altre regioni.
Come si producono queste anomalie e quali responsabilità emergono? Partiamo dall’ultima domanda.
Se a una gara d’appalto si presentano, come oggi accade, dalle duecento alle trecento imprese, tutte con un’offerta al ribasso uguale, perfino nelle quattro cifre dopo la virgola, viene subito da pensare a un accordo collusivo tra gli stessi imprenditori. Motivo per cui sono pendenti numerose inchieste presso le procure della Repubblica siciliane con l’ipotesi di tentativo di turbativa d’asta. (2) Gli imprenditori, invece, respingono l’accusa. Intanto, dicono, sarebbe arduo mettere d’accordo svariate imprese, non tutte siciliane. E, poi, visto che il presunto cartello obbliga al sorteggio, sarebbe davvero strano che un imprenditore rischiasse un’accusa di turbativa d’asta senza neppure un’aspettativa consistente di potersela aggiudicare.

Eppure, gli imprenditori presentano, insistiamo, la stessa offerta. Questo, spiegano gli esperti, nasce dal meccanismo matematico adottato per la determinazione dell’offerta aggiudicataria in applicazione delle legge siciliana sugli appalti, da ultimo modificata dalla legge regionale n. 20/07. Meccanismo che vorrebbe prevenire gli effetti negativi attribuiti, talvolta con eccessiva disinvoltura, al massimo ribasso. Il metodo è complicato da spiegare, ma non impossibile da comprendere, anche per un profano. I ribassi dei vari partecipanti vengono elencati per ordine decrescente, dal minore al maggiore. E secondo quanto stabilito dalla legge regionale 20 agosto 2007 si procede a un iniziale “taglio delle ali†pari al 50 per cento di tutte le offerte annesse. Per individuare la quantità di offerte di maggiore e minore ribasso da “tagliare†si procede a sorteggiare un numero compreso tra 11 e 40. Tale numero indica la percentuale di offerte di minor ribasso da tagliare. Il numero estratto è poi sottratto a 50 e il risultato indica la percentuale di offerte di maggior ribasso da escludere con il taglio delle ali. Successivamente, si mediano tutte le offerte rimaste in gioco e si calcola lo scarto medio aritmetico. Questo va sommato alla media delle offerte se il numero precedentemente estratto è compreso tra 11 e 24, va sottratto se compreso tra 26 e 40, non entra in gioco se il numero estratto è pari a 25. La gara, a questo punto, viene aggiudicata all’offerta pari al risultato delle suddette operazioni oppure, in mancanza, a chi più vi si avvicina per difetto. A quanto sembra questo metodo sofisticato, modificato nella sua ultima formulazione rispetto a precedenti esperienze, ha causato un effetto forcella.
 Nella sostanza, dopo qualche applicazione, si è riscontrato che le offerte, calcolate sui ribassi premiati nelle gare precedenti, finivano col determinare un effetto di restringimento e il ribasso di aggiudicazione pian piano convergeva verso un unico valore, oggi appunto pari a -7,3152 per cento. È inutile, a questo punto, offrire qualcosa in più o in meno rispetto a questo secondo numero magico perché si resterebbe vittima del “taglio delle aliâ€. E conviene, comunque, partecipare alla gara perché sono minimi i costi di calcolo e, comunque, si può sempre sperare nell’effetto lotteria che faccia vincere una gara d’appalto così da mantenere in ogni caso il fatturato che consente all’impresa edile di conservare il “patentino†per continuare a partecipare alle gare d’appalto pubbliche, la cosiddettaattestazione Soa. Ecco dimostrata, dunque, la ragione plausibile delle numerose partecipazioni con offerte tutte uguali. (3)
VERIFICA SULLE MODALITÀ DEL SORTEGGIO
C’è una stranezza, infine, da sottolineare, e riguarda il “modus operandi†frequente nei sorteggi: la mancata pubblicità. La lotta contro le infiltrazioni mafiose negli appalti imporrebbe sul punto un’immediata verifica e il ricorso a rigorose determinazioni nel caso in cui la verifica attestasse quanto oggi denunziano gli imprenditori. Una denunzia, occorre dire, in punta di lingua, forse sin troppo silenziosa e rispettosa.
Attenzione. Parliamo di appalti, il settore nel quale è massimo il rischio di un’integrazione tra economia legale ed economia mafiosa. A che servono, viene da interrogarsi, i tanti protocolli di legalità che tutelano le gare d’appalto, se poi gli appalti stessi vengono assegnati con le anomalie descritte?
Questo non vuol dire che una scuola, dal presunto valore di 100, costerà in Sicilia 93 e in Lombardia, mettiamo, 85. Occorrerebbe, invece, considerare anche la mancata “cantierabilità†dei progetti esecutivi continuamente denunciata dagli imprenditori. Ancor di più, bisognerebbe confrontare i prezziari regionali attraverso i quali si stima la cosiddetta base d’asta. Invero, in Sicilia è sovente la cattiva prassi di mandare in gara progetti redatti molti anni prima e facenti riferimento a prezzari vetusti che non permettono alle imprese di formulare un’offerta seria e congrua. Fenomeni di “cattiva amministrazione†che, grazie ai ricorsi al Tar da parte di alcune associazioni di categoria si spera vadano a scemare.
Articolo 353 codice penale.
Trova conferma così una tesi sconcertante emersa in una delle pochissime ricerche sul tema (Ance Catania, “Andamento dei ribassi di aggiudicazione in Siciliaâ€, studio condotto a luglio 2009). In Sicilia, almeno analizzando la rilevazione dei ribassi di aggiudicazione e correlandoli ai contenuti delle varie leggi sugli appalti succedutesi dal 1993 ad oggi, la percentuale di ribasso (offerta) che propone l’impresa dipende dalla norma vigente e non dalle caratteristiche del progetto. Ancor di più l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici sia nella relazione al disegno di legge (poi divenuto Lr 20/07), che successivamente in risposta delle numerosissime segnalazioni inoltrate dagli enti appaltanti sul fenomeno dei ribassi uguali, ha evidenziato che “le offerte non scaturiscono da un’analisi dei costi e dell’utile d’impresa, ma semplicemente da una stima del valore medio di aggiudicazione basata sui risultati di precedenti gare che si è attestato intorno al 7/8 per centoâ€.
Pensate che in questo stesso Paese esiste una norma che, a prescindere dall’importo del lavoro, fornitura o del servizio, impone al committente pubblico di farsi rilasciare dall’INPS o dall’INAIL il cosiddetto DURC (Dichiarazione Unica di Regolarità Contributiva). Si tratta in pratica di compilare una richiesta informatica, sulla base di dati forniti dall’azienda, cui fa seguito una risposta che dice se il contraendo è in regola con il pagamento dei contributi.

In sé la cosa non è affatto sbagliata, se la consultazione e la risposta avvenissero on line in tempo reale. Purtroppo la risposta arriva per lettera raccomandata entro 30 giorni dalla richiesta. Immaginate i costi in termini di tempo e danaro per affidamenti di forniture di poche centinaia di euro, in linea strettamente teorica anche poche decine!

E’ assurdo che in Sicilia vengono affidano gare per oltre 5 milioni di euro ( i vecchi 10 miliardi di lire ) solo e soltanto con un sorteggio… Basta vincerne 3 l’anno per essere tra le migliori imprese, ma soprattutto senza averne i requisiti e forse neanche le capacità.