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L’hanno definita “festa della liberazione”… ma liberazione da cosa, dal fascismo forse???

Ed allora forse è meglio sedersi nuovamente a studiare per comprendere cosa sia realmente accaduto in quel periodo…

Il sottoscritto vi rimanda ad un suo post – http://nicola-costanzo.blogspot.com/2018/04/25-aprile-1945-liberati-da-cosa-se-non.html – scritto per l’appunto il 25 Aprile del 2018 intitolato: 25 Aprile 1945: Liberati da cosa, se non da noi stessi…  

Buona lettura…

Il ministro Salvini, per la prima volta,  ha precettato i lavoratori dallo sciopero generale del 17 novembre indetto da Cgil e Uil, riducendo – ripeto, una circostanza mai accaduta prima – la durata dello sciopero da otto a quattro ore nel settore dei trasporti!!!

Per un momento, osservando quell’imposizione, ho ripensato a quanto accaduto nel 1922, un momento che – a seguito dell’ascesa del fascismo – vedrà nel giro di pochi anni cancellata ogni forma di legalità democratica, libertà politica e soprattutto sindacale!!!   

Ecco perché non è tempo di aver paura o comportarsi da codardi e ancor peggio da crumiri, peraltro è incredibile dover costatare come in questa “repubblica delle banane” si viene precettati da un ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che in vita sua non ha mia lavorato e non conosce minimamente il significato di faticare, già… per un salario dignitoso!!! 

Ecco perché è tempo di scendere in piazza a iniziare dal 20 Novembre a Siracusa, insieme a CGIL e UIL per giungere ancor più numerosi a Roma, per far comprendere come il tempo dei ricatti e delle imposizioni sia ormai finito!!!

Basta quindi con l’aumento degli stipendi e dei vitalizi solo per loro, mi riferisco ai nostri sterili parlamentari, mentre viceversa gli stipendi dei lavoratori e delle pensioni sono rimasti eguali da 25 anni a causa di una mancata riforma fiscale…

Inoltre, si osservino le misure di contrasto adottate, banali in particolare contro l’evasione e il lavoro a nero, una condizione che ha determinato di fatto, disuguaglianza, povertà e soprattutto precarietà!!!

Non parliamo poi delle pensioni, nessuna garanzia di flessibilità, siamo per loro come “carne da macello”, serviamo esclusivamente – lavorando fino a 67 anni – a garantire quegli stipendi d’oro e quelle pensioni immeritate, senza ricevere da questo stato ingrato, quantomeno un dignitoso futuro pensionistico, che tuteli quel minimo di potere d’acquisto!!!

Non parliamo poi delle penalizzazioni nei confronti del mezzogiorno, mi riferisco al taglio di 1,4 miliardi delle risorse del Pnrr e dei fondi strutturale europei, denaro che l’Europa ha destinato per lo sviluppo e la crescita della nostra Sicilia, affinché si limiti l’emigrazione e lo spopolamento in particolare dei nostri giovani!!!   

Servono ora nuove politiche di sviluppo per creare occupazione e per risolvere quelle crisi ancora fortemente presenti, tra cui la sanità pubblica, le infrastrutture, la scuola, l’università, la ricerca, l’impoverimento dei nostri pensionati e dei tanti giovani…

E’ tempo quindi di scendere in piazza, di contrastare in maniera seria e soprattutto “civile” l’inadeguatezza dell’azione politica di questo governo nazionale e ahimè debbo aggiungere anche regionale, osservando i gravi problemi della mia regione, la Sicilia, che purtroppo ancora non sono stati risolti… 

Ci vediamo quini il 20 Novembre a Siracusa, alle ore 9.30 in Piazza Marconi, per gridare tutti ad alta voce: ADESSO BASTA!!!

   

Volevo scrivere stamani sul 2 giugno, poi ho ricordato quanto riportato nel lontano 2017 e rileggendo quel post ho avuto la conferma come nulla fosse cambiato da allora ed ogni mia parola espressa oggi, a poco sarebbe servita visto quanto è accaduto in questi anni…

Diceva il filosofo ed economista tedesco Karl Marx: La storia si ripete sempre due volte, la prima volta come tragedia, la seconda come farsa!!!

Incredibile, già qualcuno – che dovrebbe neppure parlare – ci viene a dire come dovremmo festeggiare questo giorno!!! 

Quei figli, nipoti e sostenitori di quella idolatria sociale, configurata nell’assoluta devozione ad un leader politico divenuto dittatore, loro… discendenti di quel élite di oppressori fascisti che hanno portato alla rovina il nostro Paese, sono oggi 2 giugno lì a ricordarci la nascita della Repubblica Italiana, grazie a quel referendum istituzionale del 1946.

Ecco perché ancora oggi quella frase di Marx rappresenta perfettamente quanto accaduto in questi lunghi decenni di vita politica nel nostro paese, una storia che ora con attori diversi, prova a ripercorrere nuovamente tra – ipocrisie e falsità – quel medesimo percorso a suo tempo dai loro padri tanto sostenuto!!! 
Sì… volevo scrivere, ma basterà rileggersi questa pagina  http://nicola-costanzo.blogspot.com/2017/06/2-giugno-festeggiamo-questa-repubblica.html, per comprendere come nulla alla fine sia cambiato, ma anzi va sempre più peggiorando!!!

Già… il messaggio che si è provato a far passare in questi ultimi anni – in particolare nella mia regione Sicilia – è stato quello d’aver messo in moto un cambiamento morale che è riuscito, in ciascuna sua occasione, ad affrontare aspetti sociali, politici, culturali ed economici, per avversare in pieno quanto viceversa diffuso tra i miei conterranei nel ridurre ad un semplice confronto, il contrasto in atto tra le istituzioni e quell’organizzazione criminale. 

Ciò che si vorrebbe far credere a tutti noi è che vi sia in atto un movimento culturale per la salvaguardia della democrazia, ciò attraverso una ampia partecipazione popolare, la presenza di servizi sociali, ma soprattutto un modello di sviluppo basato sui bisogni dei cittadini e sulla gestione equa delle risorse, attraverso il rifiuto delle violenza e di quelle metodologie illegali, coercitive e corruttive, elementi che sono fondamentali e che consentono di dare spazio per l’appunto a quella mafia di “casa-nostra”!!! 

Difatti… la premessa espressa da quei soggetti è che questa non può essere estesa a tutti, in particolare alle classi sociali meno ambienti, pur riconoscendo di fatto legami intrinsechi con una parte di essa, come la politica, l’imprenditoria, talune professionalità ed anche con la magistratura e le istituzioni, legami che se pur vanno ricondotti in ambito di rapporti occasionali, si tratta comunque di legami rilevanti che di fatto non dovrebbero esserci…

Ecco quindi che si è provato a limitare quelle organizzazioni mafiose come a delle focalizzate “strutture territoriali” e di conseguenza, quel loro contrasto può essere compiuto senza profondi stravolgimenti sociali, ma attraverso la semplice repressione giudiziaria e la confisca dei patrimoni economici e patrimoniali, recidendo così quei legami con la società civili e l’economia.

Certo trovare quel giusto equilibrio non è semplice anzi tutt’altro, leggevo tra l’altro alcuni giorni fa di come nella natura umana troviamo tre cause principali di contesa: la competizione, la diffidenza e la gloria: la prima fa sì che gli uomini si aggrediscano per guadagno, la seconda per sicurezza, e la terza per reputazione.

Ecco perché in Sicilia il peso dello Stato non si è mai concretizzato, perché l’unica volta che si è fatto sentire è stato sotto il fascismo, un periodo quello che tra migliaia di errori e fallimenti compiuti è stato in grado di dare all’epoca l’immagine di uno Stato serio, che riusciva a farsi rispettare e che non esitava ad organizzare la lotta contro la mafia.

Ecco perché ho difficoltà a credere a quel propagandato concetto di cultura della legalità… perché esso si concentra esclusivamente nella subordinazione del potere al diritto e quella concezione che attribuisce allo stato una larga partecipazione e soprattutto un ampio controllo nei vari settori…

Ma se osserviamo quanto accade e le leggi ingiuste promulgate si comprende come di recente, si sia affermata una nuova cultura della disobbedienza civile e dell’obiezione di coscienza e che di fatto allontana a quella “cultura della legalità”, che dovrebbe viceversa essere strumento e forma di giustizia sociale!!!

Senza questa combinazione tra affermazione del diritto e valorizzazione della giustizia non si riuscirà mai ad incidere sulle cause dell’azione criminale, poiché la mancanza di regole certe e di provvedimenti atti a tutelare/garantire gli interessi dei più deboli, condurrà (per come sta avvenendo…) alla rottura  sociale e diventare così terreno di conquista dei poteri forti!!!

A vedere in questa giornata tutte le dichiarazioni fatte in Tv, mi convinco sempre di più di quanto ignorante sia questo nostro Paese ed i suoi interpreti…  

Ricordiamo com’è andata… 

Innanzitutto va detto come sono in pochi a sapere che la data del 25 aprile venne decisa solo a quattro anni di distanza dalla fine della guerra e cioè nel 1949…

La scelta cadde su quel giorno perché era il giorno della liberazione dei partigiani nelle città di Milano e Torino… ma ci si dimentica di come la guerra continuò ancora per qualche giorno e precisamente fino ai primi giorni di maggio.

L’hanno definita “festa della liberazione“, ma liberazione da chi e soprattutto da cosa, forse da quello stesso fascismo, lo stesso a cui tutti si sentivano di appartenere??

Già… in quel periodo la maggior parte era fascista ed erano pochi gli italiani, già soltanto quegli esigui partigiani, che avevano avuto nel corso degli anni il coraggio di ribellarsi a quel governo fascista, tanto da venir deportati o essere emarginati dalla società stessa, ecco sicuramente sono soltanto questi ultimi a fregiarsi di poter di festeggiare quel giorno, tutti gli altri dovrebbero stare zitti!!!

Ovviamente nell’analizzare quanto accaduto, non si tiene conto delle vicissitudini negative che quelle azioni di contrasto causarono anche a molti loro connazionali, nel premiare (correttamente) i partigiani, ci si dimentica chissà forse volontariamente quanto accaduto, mi riferisco alle vittime decedute a seguito dei molti attentati commessi da quel gruppo di resistenza e soprattutto di quanto commesso a fine della guerra da un gruppo ristretto di partigiani che condusse ad folle guerra civile, fatta di saccheggi e di violenze gratuite, equiparati per condotta, ai peggiori nazisti delle SS…

Per favore quindi non mi parlate di lotta di liberazione dal fascismo e di riscatto politico o militare della nostra nazione, di riconquista della libertà e della democrazia!!!

Gli italiani avevano scelto il “fascismo”, ci credevano, erano esaltati nel vedere quel loro DUX dal balcone, ed oggi, dopo che sono trascorsi più di settant’anni, non si ha ancora il coraggio di raccontare la verità certamente scomoda, descrivere quanto accaduto, senza liquidare quel periodo come fosse stato un particolare momento storico…

Abbiamo visto come negli anni successivi si sia cercato di portare avanti una nuova ricostruzione affinhè si potesse plagiare la memoria delle future generazioni, in particolare attraverso la pubblicazione di libri (social-comunisti) o sulla carta stampata di quei quotidiani d’ispirazione cattolico-democristiana, creando così uno stereotipo di quella Resistenza divenuta con gli anni (in particolare fra gli strati meno acculturati del paese), l’unica componente che determinò la liberazione dal fasismo…

Ma se per un istante si andasse a rivedere quanto accaduto o se quantomeno si nutrissero quelle opportune riserve, si scoprirebbe come una parte consistente del nostro Paese, durante il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, avesse espresso per l’ennesima volta, la propria fiducia a quel re fedifrago!!!

Già… Monarchia o Repubblica??? F questa la domanda posta agli italiani con quel referendum e sappiamo bene come poco più della metà di quel 54,3% degli elettori (furono ammesse per l’occasione al voto le donne, altrimenti non si sarebbe raggiunta la maggioranza…) votò per la Repubblica, con un scarto minimo di appena due milioni di voti, decretando la fine della Monarchia… 

Viene quindi da chiedersi: ma com’é possibile che metà degli italiani votarono per la monarchia, la stessa che aveva permesso a Mussolini di diventare dittatore, una monarchia che nel momento del pericolo fuggiva via saccheggiando i forzieri del nostro paese???

Quanto sopra insegna come i ricorsi storici si ripetano… 

Ad esempio vedasi quanto sta accadendo in questi giorni e di come la paura dell’italiano di allora venga riproposta oggi, sì… quel timore per tutto ciò che è nuovo, diverso da quella desiderata riproposizione di continuità, che suona come implicita sconfessione delle istanze di rinnovamento incarnate allora dal movimento di liberazione ed oggi da que movimenti politici definiti “populisti”…

Ancora una volta, a distanza di tanti anni, le nostre forze istituzionali provano a influenzare l’opinione pubblica descrivendo quel periodo in maniera difforme, ignorando appositamente quanto accaduto e cioè che allora il nostro paese aveva molto da farsi perdonare dai vincitori, perché con se, portava le colpe non solo del fascismo, ma anche della guerra rovinosa da esso dichiarata…

Ecco perché oggi dobbiamo rivalutare quel periodo e la sua resistenza, dobbiamo guardare a tutta la vicenda che inizia con il periodo prefascista e si conclude con la guerra di liberazione e con tutte quelle migliaia di vittime decedute a causa di “giustizie sommarie” improvvisate da tribunali militari partigiani… 

Cerchiamo prima di tutto quindi di capire, di comprendere cosa ha significato vivere in quel periodo, coglierne le diversità morali e collocarle in un’epoca di guerra, imbarbarito da una violenza estrema perpetrata sulla popolazione civile, senza precedenti nell’età contemporanea… 

Il tempo della resa dei conti è finito e il nostro Paese deve saper andare avanti, ammettendo ahimè anche le proprie colpe, che come sappiamo sono state tante!!!

Nasconderci ancora una volta non servirà a nulla, come provare a festeggiare una liberazione che non vi è mai stata, non darà al nostro paese nuova dignità o il rispetto di coloro che oggi siedono insieme a noi come partner europei o in quanto inseriti in quella organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa….

Di contro, riuscire ad ammettere i nostri errori, farà crescere le coscienze dei nostri giovani, peraltro gli stessi che stamani sono scesi in piazza senza sapere  minimamente cosa si stia festeggiando, affinché gli errori d’allora, non abbiano nuovamente a ripetersi…