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Da sempre in quest’isola vi è stata una particolare predisposizione dei siciliani verso il proprio territorio soprattutto verso quelle attività agroalimentare e pastorali che producono non solo sostentamento ma anche benessere e lauti profitti…

E difatti, avendo scoperto quest’escamotage e cioè di ottenenere guadagni illeciti attraverso i contributi di sostegno concessi per lo sviluppo rurale da parte dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura che taluni soggetti, legati alla criminalità organizzata, si sono infiltrati per ottenere l’accaparramento di terreni agricoli, sì… per farle diventare vere e proprie aziende “mafiose”.

Secondo la Dia infatti, nel nostro territorio siciliano il comparto agropastorale rappresenta il settore di traino per l’economia che di conseguenza attira l’interesse delle consorterie mafiose affiancate da prestanomi e professionisti compiacenti. 

Difatti, in questo ambito le indagini hanno evidenziato il coinvolgimento di parecchi soggetti incensurati e quindi non legati direttamente a quelle organizzazioni criminali che hanno di fatto negli anni cercato di accaparrarsi una serie d’ingiusti profitti attraverso false attestazioni o certamente a seguito di condotte fraudolenti.

Ovviamente nessuno di loro porta l’abito del pastore, quel tempo è ormai finito da un bel pezzo, ora viceversa ciascuno di essi si è adeguato ai cambiamenti e alle nuove modalità operative, intuendo ogni variazione per trarne il massimo beneficio. 

D’altronde la mafia siciliana, approfittando dell’ingente disponibilità fnanziaria realizzata dalle tradizionali attività illecite, può ora cogliere le opportunità offerte dai fondi dell’Unione Europea, ma non solo, ciò le permette di avere il controllo del territorio perpetrato non più – per come avveniva in passato – attraverso il ricorso di attività recrudescenti, bensì orientando le proprie attività negli appalti pubblici, grazie alle colluzioni presenti politicamente e amministrativamente nei processi decisionali degli enti locali, gli stessi soggetti che poi beneficeranno di queste società per favori personali, in particolare per accrescere il proprio consenso (con lo scambio di voto) tra la popolazione…

Quanti di quei fondi del PNRR stanno andando nelle mani di “cosa nostra” è difficile oggi a dirsi, sono certo comunque che tra qsicuramente tra qualche anno si scoprirà il buco economico e finanziario che è stato ahimè determinato…

Sono state migliaia le misure interdittive antimafia nel 2023 per le società in odore di mafia o legate a note associazioni criminali… 

Sono i numeri dell’attività della Direzione investigativa antimafia nazionale che hanno portato a sequestri/confische per centinaia di milioni di euro

Un bilancio certamente positivo, anche se molto c’è ancora da fare, in particolare nei confronti di quelle società “affiliate” che presentano ancora oggi una forma velata di pedigree “legale”, se pur risultano essere a tutti gli effetti delle vere e proprie “cartiere” per il riciclaggio di denaro sporco proveniente da quel sistema di malaffare.

C’è bisogno quindi che lo Stato evidenzi una volta e per tutte la propria forza, mostri quindi in maniera concreta la lotta che vuole intraprendere senza tentennamenti o compromessi politici, in particolare nei confronti di quelle amministrazioni comunali che evidenziano ancora oggi, una vera e propria assenza di democrazia nei loro comuni. 

Ed ancora, bisogna rafforzare il ruolo della Dia nell’attività di contrasto, in particolare negli appalti pubblici, una condizione negativa che pesa enormemente sulle difficoltà economiche e produttive del territorio. 

Inizia quindi un nuovo anno, ma la lotta alla criminalità non si ferma anche per ciò che concerne la lotta sul fronte “internazionale†che mostra essere uno dei maggiori interessi per quelle organizzazioni criminali, a seguito dei business e della gestione dei finanziamenti concessi dall’Unione Europea al nostro Paese, su cui molti vorrebbero metterci le mani…

Il 2024 è iniziato, ma la lotta alle “mafie” vedrete anche quest’anno non sarà facile, anche perché quest’ultime hanno (nel corso di questi anni) subito importanti trasformazioni, sia strutturali che concettuali, passando da quel semplice apparato familiare, a vero e proprio sistema integrato e connesso che non coinvolge soltanto l’appartenenza dei suoi affiliati, costituito da parenti, familiari e amici,  no… la realtà ci dice che quel complesso “corruttivo e illegale” si è esteso a professionisti e soprattutto a molti colletti bianchi, molti dei quali ahimè, si trovano attualmente a gestire proprio i nostri apparati istituzionali!!!

Il mondo cambia e le mafie si adattano, si adeguano, si aggiornano. 

La Direzione Investigativa Antimafia, nella sua ultima relazione semestrale, descrive un contesto della criminalità organizzata di stampo mafioso meno violento e più affaristico, fatto di corruzione e intimidazione, capace di rivolgere il proprio sguardo anche alle nuovissime tecnologie. 

Meno violenza, più affari: “Le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive e intimidatorie“.

Già… sembra una cosa semplice a dirsi, ma posso assicurare che dietro quel meccanismo mafioso/corruttivo e soprattutto clientelare, vi è una struttura di professionisti ben preparati, atti a svolgere con capacità e tecnica organizzativa quanto necessario, sia per far aggiudicare alle imprese amiche taluni appalti pubblici e sia per indirizzare quei fondi milionari verso di essi… 

Ed ora ditemi: ma realmente pensavate che quel denaro non sarebbe finito (per come da sempre avviene in questa nostro Paese) in mazzette per sostenere quelle attività corruttive da tempo soggiogate da tutte quelle infiltrazioni mafiose???

Mafia e appalti, un connubio da tempo accertato!!!

Le imprese legate a quei clan tentano l’inquinamento delle procedure di gare pubbliche già dalla fase di stesura del bando, mediante varie forme di connivenza con collusi funzionari pubblici… 

A lanciare l’allarme è una relazione della Dia intitolata: “Le tecniche di penetrazione possono concretizzarsi già nella fase di programmazione e progettazione delle opere pubbliche†tramite l’azione corruttiva di funzionari e tecnici incaricatiâ€.

L’analisi è stata realizzata sulla base di evidenze investigative giudiziarie e di prevenzione, un lavoro che ha documentato la tendenza generale all’inabissamento dell’azione delle consorterie più strutturate che hanno ormai raggiunto, tramite quei cartelli consolidati, un basso profilo di esposizione…

Tale tendenza risulta sempre più diffusa in considerazione del vantaggio derivante dalla insidiosa mimetizzazione nel tessuto sociale e dalla conseguente possibilità di continuare a concludere i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità…

Peraltro, la criminalità organizzata preferisce agire con modalità silenziose e per farlo implementa quella pervasiva infiltrazione nel tessuto economico-produttivo avvalendosi di imprenditori complici, professionisti ed esponenti delle istituzioni che vengono facilmente “comprati” con qualche mazzetta…

Un’indubbia capacità attrattiva è rappresentata dai progetti di rilancio dello sviluppo imprenditoriale nella fase post-pandemica e dall’insieme di misure finalizzate a stimolare la ripresa economica nel Paese anche grazie ai finanziamenti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Sulla base di queste considerazioni si evidenzia la consueta attenzione allo sviluppo e alle trasformazioni di quelle note organizzazioni mafiose, senza tralasciare gli ulteriori elementi informativi contenuti nei provvedimenti di scioglimento di molti Enti Locali…

Per una efficace lotta contro tali insidie, la Dia ha sottolineato la necessità di utilizzare un linguaggio comune, metodologie e normative condivise per massimizzare l’efficacia delle azioni di contrasto con particolare attenzione all’aggressione dei beni illecitamente accumulati anche al di fuori dei confini nazionali, con il ricorso a strumenti come sequestri penali e di prevenzione!!!

Almeno in questo paese c’è chi ha il coraggio di dire la verità e non continua a nascondersi dietro il dito!!! 

“La relazione della Dia è una conferma e vuol dire che noi non stiamo contrastando come potremmo e come dovremmo. Soprattutto dovremmo fare di più e avere nuove regole, strumenti normativi più incisivi, adeguati e proporzionati alla realtà criminaleâ€. 

A dirlo è il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, durante un incontro in un liceo classico di Cosenza, rispondendo alle domande dei giornalisti presenti: “Se si allargano le maglie dei controlli e moltiplicano i subappalti le mafie hanno più possibilità di inserirsi. Questa direttiva europea che non limita i subappalti sarà una grande ingenuità che sarà pagata a caro prezzoâ€.

“Invito quindi gli insegnanti, i dirigenti scolastici, a portare i ragazzi nelle comunità di recupero e far sentire loro, dalla diretta voce dei tossicodipendenti, se sono favorevoli o meno alla legalizzazione delle droghe. Chi soffre vi dirà che la droga è una schiavitù, il resto sono chiacchiereâ€!!!

Vorrei aggiungere come sia incredibile che ancora oggi, nel 2023, la droga rappresenti per quelle associazioni criminali, il maggior business…

Le entrate milionarie mensili, fanno comprendere come in questo paese la droga sia fortemente richiesta, in particolare proprio la cocaina; debbo quindi prendere atto che che una grossa fetta dei miei connazionali fa uso quotidiano di stupefacenti, per le ragioni certamente più disperate, le quali permettono non solo di far ingrossare i portafogli a quei criminali affiliati, ma alimentano e ampliano il giro di tutti coloro che finiscono per diventare dipendenti… 

Bisogna fare in modo che tutti indistintamente passino – come avviene già per la sicurezza sui luoghi di lavoro, durante la visita preventiva, per tutti quegli operai autisti o addetti a mansioni pericolose, attraverso controlli medici delle urine e del sangue!!!

Tutti coloro che vengono scoperti d’aver abusato di droghe devono essere sospesi alle loro attività e i loro nomi e cognomi, posti in un registro pubblico, affinché chiunque decidesse di assumerli, possa sapere in anticipo con chi debba avere a che fare…

Certo, comprendo bene come questa metodologia rappresenti per lo stato una ver e propria forzata, d’altronde chissà quanti di loro sono disposti a farsi controllare, sapendo che potrebbero emergere situazioni che finora sono state celate…

D’altronde, come il pesce marcio inizia a puzzare dalla testa, così le cause di un comportamento sbagliato di un subordinato vanno ricercate su chi ricopre posizioni di maggior rilievo, ed ecco quindi i motivi per cui quando il cattivo esempio viene dall’alto è prprio perché gli errori maggiori vengono commessi dai cosiddetti “capi”!!!

Combattere la droga???  Prevenire e contrastare il diffuso fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti??? Ma quando mai, fintanto che chi ne fa uso, appartiene a quello sistema che dovrebbe contrastarne la vendita, non cambierà mai nulla!!!