Archivio per la categoria ‘agire’

Sta arrivando finalmente il 2017… e vorrei per una volta che provaste ad essere unicamente voi stessi…
Già… fermatevi, non siate ciò che gli altri desiderano o quanto si aspettano che voi siate…
Concedetevi un giorno di tregua e di pace con voi stessi, lontani da questo caotico mondo nel quale ogni giorno siete coinvolti e che assorbe la maggior parte del nostro tempo…
Basta ascoltare quelle notizie di politica o di cronaca, che d’altronde sono le stesse che vengono quotidianamente ripetute…
E’ il momento per riflettere, di stare calmi e comprendere cosa sta accadendo intorno a noi…
Si tratta d’oltrepassare i limiti imposti dal sistema, di elevarsi da questa quotidianità che pretende d’essere tutti conformati ad un processo che pretende di legarci ai suoi metodi corruttivi e mai meritocratici…
Ora, per cambiarlo (mi rivolgo ovviamente a quelle poche persone rimaste ancora moralmente libere e indipendenti da quegli schemi preimpostati) dobbiamo perseverare, perché soltanto così, potremmo non fallire!!!
Perché ciò che importa è soprattutto essere se stessi, onesti e seri, iniziando per esempio ad allontanare quanti facevano parte della nostra sfera professionale, lavorativa ed anche sociale…
Bisogna cominciare ad avere nausea di tutte quelle persone inutili, le stesse che negli anni vi hanno circondato ed avvelenato ogni giorno con quella loro presenza… 
Debbono rappresentare per voi, un fascio di ricordi e d’abitudini di cui ora sapete poter fare a meno… 
D’altronde, negli anni trascorsi insieme non vi hanno minimamente migliorato, anzi tutt’altro…
Con quella loro insolenza ed una personalità irrispettosa, in particolare sui più deboli, hanno dimostrato essere, egoisti e limitativi… ad ogni vostra potenzialità…
Una persona che viceversa ha fiducia in se stesso, sa di poter garantire fiducia e libertà, a chi sta lui vicino, perché capace di comprendere i propri errori e fa -se necessario- un passo indietro, ricercando nuove soluzione a affrontando i problemi che man mano gli si presentano; soltanto l’ignorante e il presuntuoso, continua a perseverare lungo la strada intrapresa errata… 
Ma come si dice, ad un ego “malato” non potrà che corrispondere un male, lo stesso che allontana da quei principi di libertà… in quanto può soltanto impedirli…
Occorre ricordare che l’unica libertà che possediamo, è quella di identificare noi stessi con le nostre azioni, siano esse anche folli, ma che abbiamo deciso saggiamente di determinare nel tempo… 
Soltanto così saremo capaci d’esser liberi d’assorbire quanto più di perfetto c’involge: anche quel “nulla”… a cui la maggior parte delle persone, senza alcuna comprensione, non da importanza…
Proprio su quest’ultima frase, vorrei raccontarvi un passaggio descritto da un asceta “Sufi”… 
Vi è un banchetto in onore del re. 
Tanti invitati sono riuniti e ognuno seduto secondo il suo rango. 
Vi è un solo posto libero per l’arrivo del re. 
Un discepolo “sufi”, vestito di stracci, entra e si siede sulla sedia destinata al re. 
Il primo ministro è indignato e avvicinandosi al “sufi” gli chiede:
Come osi sederti sulla sedia riservata al re? 
Sei un importante ministro?
Sufi: No, non sono un importante ministro, ma molto di più.
Primo ministro: Sei il re?
Sufi: No, non sono il re. Sono molto più importante.
Primo ministro: Sei il Profeta?
Sufi: No, non sono il profeta. Sono molto più importante.
Primo ministro: Sei Dio?
Sufi: No, no sono Dio. Sono molto più importante.
P.M.: (indignato) Come puoi dire questo? Non vi è nulla di più di Dio.
Sufi: Ecco… sono quel “Nulla”!!!

E’ proprio così… 

Già, chissà perché, ma la maggior parte dei miei conterranei… preferisce parlare piuttosto che agire!
Sarà colpa del Dna, sarà colpa di questo territorio da sempre soggiogato, sarà per quella predisposizione a farsi sottomettere, quantunque alla fine… questa rappresenta la dura realtà. 
Ma d’altronde, chi sono io per dirlo… 
Se esaminiamo però quanto detto nel corso della nostra storia da personalità ben più illustri del sottoscritto, notiamo come quei giudizi d’allora, si accostino ancora oggi perfettamente a quanto da me riportato…   
Infatti, secondo Sciascia: “non c’è nulla che abbia valore positivo in Sicilia e la stessa bellezza dell’isola è inutile  
Per Di Castro: “I siciliani generalmente sono più astuti che prudenti, più acuti che sinceri, amano le novità, sono litigiosi, adulatori e per natura invidiosi; sottili critici delle azioni dei governanti, ritengono sia facile realizzare tutto quello che loro dicono farebbero se fossero al posto dei governanti. D’altra parte, sono obbedienti alla Giustizia, fedeli al Re e sempre pronti ad aiutarlo, affezionati ai forestieri e pieni di riguardi nello stabilirsi delle amicizie. La loro natura è fatta di due estremi: sono sommamente timidi e sommamente temerari. Timidi quando trattano i loro affari, poiché sono molto attaccati ai propri interessi e per portarli a buon fine si trasformano come tanti Protei, si sottomettono a chiunque può agevolarli e diventano a tal punto servili che sembrano appunto nati per servire. Ma sono d’incredibile temerità quando maneggiano la cosa pubblica, e allora agiscono in tutt’altro modo”…
Mentre, Raffaele Palizzolo, agli inizi del Novecento dichiarò come il “sicilianismo” si stesse colorando in modo esplicito di mafiosità: “Se per mafia si intende il sentimento dell’onore portato sino alla esasperazione, insofferenza contro la sopraffazione, generosità…, allora anche io mi dichiaro mafioso”.
Don Fabrizio, nel Gattopardo, riportava al piemontese Chevalley: â€I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria; ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla…
E lo scrittore e sociologo Nando Dalla Chiesa, definiva il “sicilianismo” una linfa vitale del sistema di potere della mafia: “un sentimento intenso e confuso di solidarietà tra i siciliani, che si fonda, da una parte, su un radicato vittimismo di massa, dall’altra, sulla teorizzazione sociologica della eccezionalità della civiltà siciliana nel contesto storico nazionale ed europeo”…
Da quanto sopra si comprende come in ogni tempi, i valori siciliani siano stati legati a connotazioni dominanti quali, omertà, onore, famiglia, amicizia, gerarchia, ma soprattutto… rassegnazione!!!
Potremmo aggiungere che di “sicilianismo” è impregnata tutta la cultura siciliana, sporcata da secolari incrostazioni della subcultura mafiosa!!! 
Certo, sono frasi che irritano, sono dichiarazioni che come dardi si conficcano nelle nostre coscienze, poiché evidenziano quella realtà che vorremmo a tutti i costi tenere segreta, chiusa, sprangata…
Ma questo non è più il tempo del silenzio, oggi ogni singolo siciliano è messo a dura prova sul proprio ruolo sociale, su quanto egli rappresenta e soprattutto, sulla propria determinazione nel mettere in pratica quei principi di legalità a cui quotidianamente è chiamato a rispondere…
E’ finito il tempo di demandare agli altri quanto di propria competenza… bisogna impegnarsi seriamente ricercando sempre e ovunque, quei valori morali da troppo tempo ignorati… 
Occorre difatti allontanare da se, tutte quelle azioni che conducono a coltivare esclusivamente i propri interessi a scapito di quelli della collettività; bisogna saper rifiutare le complicità che costantemente vengono offerte, come occorre allontanarsi da quei soggetti che vi hanno reso partecipi da quei meccanismi corruttivi, a cui pur tuttavia… siete stati legati.
Comprendo come ci si sente… nell’osservare come – il più delle volte – questo nostro ordinamento giuridico, non garantisca alla verità di poter emergere, creando in noi l’errata convinzione che quanto compiuto, non faccia altro che indebolire la fiducia in quella giustizia… “giusta”!!!
Sono comunque dell’idea che ogni siciliano, debba aspirare ad avere una terra migliore: basta con il parlare… occorre iniziare ad agire secondo principi di onestà, equità, giustizia e fedeltà, ricordando sempre, che a ciascuno di noi, viene offerta la possibilità di cambiare… 
In fondo… “vivere”, non significa per l’appunto, correggere se stessi da tutti gli errori fatti???
Scriveva Bertolt Brecht: Il peggiore analfabeta è l’analfabeta politico. 
Egli non sente, non parla, né s’importa degli avvenimenti politici…
Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche…
L’analfabeta politico è così somaro che si vanta e si gonfia il petto dicendo che odia la politica.
Non sa l’imbecille… che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato, il delinquente, il peggiore di tutti i ladri, che è il politico imbroglione, il mafioso corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali!!!
Per chi non lo sapesse… Bertolt Brecht, è stato un drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco, (scomparso a Berlino Est il 14 agosto 1956), posto nel 1923 nella lista nera di Hitler, fu costretto all’esilio nel 1933…
Nel corso della vita, se pur con toni misurati e austeri… ha sentito di dover allontanare da se, quella fiducia nell’umanità, conseguenza illusoria di speranza, che guarda ad un futuro, rappresentato da un mondo migliore…
Lo ammetto: io non ho speranza…
Il cieco parla di una via di uscita. 
Io ci vedo…
Quando tutti gli errori sono esauriti
l’ultimo compagno che ci sta di fronte
è il Nulla…
Le sue composizioni sono sempre accompagnate dal disagio sociale, dalla mancanza di equità, da quel manifestato dramma umano, fatto di povertà, miseria, degrado, espressione sincera per quanti soffrono e sono vittime di quel sistema…
I poveri, gli emarginati, la repressione del movimento operaio, fanno sì che egli trasformi quel suo semplice essere “intellettuale”, in un uomo impegnato nel sociale… che concentra nelle sue opere, una particolare attenzione ai problemi comuni della gente; concepire le rappresentazioni teatrali non come presentazione, ma come mezzo per cambiare il mondo!!!
Cerca di agire sulla coscienza morale e politica dello spettatore,  i suoi drammi teatrali diventano interazione, tra l’individuale ed il collettivo, tenta così con le sue rappresentazioni, non di sedurre lo spettatore, ma di costringerlo ad interrogarsi, su quanto avviene intorno a lui…
Comprendere quindi quanto ci circonda, per sviluppare tutte quelle proprie potenzialità, che ci permettono di superare definitivamente i preconcetti, che inducono noi a credere, a quelle scettiche convinzioni… che nulla potrà mai cambiare… 
Ecco… dobbiamo tutti cercare per una volta di fare la nostra parte… di migliorarla radicalmente questa nostra terra, ognuno attraverso quel suo piccolo contributo, senza farsi prendere da appiattimenti morale in cui si crede che se non ci si adatta con questo sistema… si corre il rischio di rimanerne schiacciati!!!
E’ giunto il tempo di cambiarlo questo paese… in particolare questa nostra regione… perché dopotutto (e per quanto si sforzano di farci credere), siamo ancora noi a possedere le chiavi del potere, il futuro e ancora nelle nostre mani… ed è l’unico futuro ancora possibile!!!   Â