Archivio per 11 febbraio 2018

Il Procuratore generale della Cassazione, Mario Fresa, ha chiesto alla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, di applicare la sanzione più severa… che è la rimozione dall’ordine giudiziario, a carico della giudice Silvana Saguto (ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo), sospesa da oltre due anni dalla funzioni e dallo stipendio.
La Saguto, sotto procedimento penale a Caltanissetta, risponde di oltre 30 “incolpazioni disciplinariâ€, tra cui – si legge testualmente nelle contestazioni – “l’avere usato la qualità di presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo per instaurare indebiti rapporti personali con amministratori giudiziari di compendi sequestrati dal medesimo tribunale al fine di conseguire vantaggi ingiusti per sé e i suoi familiari, anche per tamponare la situazione critica in cui versava il suo nucleo familiare a fronte di un tenore di vita tutt’altro che congruo rispetto alle entrate ufficialiâ€.
Sempre secondo il Pg, le condotte del magistrato sono state “improntate alla violazione dei doveri di correttezza, diligenza, riserbo e equilibrio e l’interesse personale e familiare ha soppiantato completamente quello di giustizia che si è rivelato l’unica spinta motrice e ispiratrice dei suoi comportamenti”.
L’ex presidente della Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, avendo compreso dal processo in corso a Caltanissetta, che l’inchiesta per corruzione e abuso d’ufficio, ha chiesto al Csm di essere collocata a riposo per inabilità, cioè per ragioni di salute… 

La richiesta puntava ad essere accolta, affinché il procedimento disciplinare che la vede coinvolta con la richiesta della condanna e la rimozione dall’ordine giudiziario, potesse finire nel nulla… 

Infatti, se fosse stata accettata quella richiesta, l’ex presidente, avrebbe avuto diritto di chiedere la corresponsione di quanto le è stato finora tagliato dalla retribuzione da quel novembre 2015, da quando cioè è stata sospesa dal Csm dalle funzioni e dallo stipendio, a seguito dell’inchiesta di Caltanissetta…
Da oltre due anni l’ex presidente di sezione percepisce infatti un assegno di mantenimento pari a un terzo della retribuzione.
I tempi però per l’accoglimento della richiesta di pensionamento per malattia non sono semplici, perché bisogna accertare anche con perizie, la sussistenza dell’inabilità e se sia tale da giustificare il collocamento a riposo.

Difatti la giudice, avrebbe dovuto presentarsi davanti al Csm per difendersi, ma ha preferito presentare un certificato medico, spiegando di essere ricoverata in una clinica privata, ma dalla visita fiscale, sembrerebbe che non sussistano condizioni gravi di salute…
Certo questa vicenda… e quelle emerse in questi giorni, con una serie di magistrati coinvolti in inchieste per corruzione, associazione a delinquere, abuso d’ufficio e falso… non fa fare una bella figura a tutta la magistratura della Repubblica Italiana, depositaria per l’appunto di quel potere giudiziario che ora viene messo fortemente in discussione e che di fatto penalizza anche il lavoro di quei loro colleghi, che agiscono ogni giorno con principi di lealtà ed onesta…
Non ricordo dove ho letto questa frase, ma è molto significativa per il periodo che stiamo attualmente vivendo: “Beati gli umili… perché’ saranno umiliati. Beati gli assetati di giustizia… perché saranno giustiziati“!!!